sabato 3 novembre 2007

Zingari = Romeni? Dalla Romania confermano: no








Pubblicato in Fatti d'Europa il 3/11/2007

Pubblichiamo un'interessante lettera inviata da un lettore rumeno al giornale on-line di Maurizio Blondet, Effedieffe. Essa conferma quanto dicevamo nel precedente intervento: "bisogna distinguere tra gli zingari e i veri romeni" (cit. dal testo).
Inoltre, si faccia attenzione al riferimento a Frattini, all'UE, alla "democrazia" (sì, quella delle censure e degli ostracismi!), al razzismo e alla xenofobia (presunti)...

Un lettore rumeno
03/11/2007

Un lettore dalla Romania ci ha inviato la presente mail - significativa soprattutto per il contenuto - che pubblichiamo come articolo.
«Caro Signore Blondet,

sono un Suo lettore dalla Romania e mi fa piacere leggere i suoi articoli ogni giorno.
Prima di cominciare vorrei farmi perdonare il mio italiano forse non sempre esatto (è stato corretto, ma non era poi male; ndr).
Ho appena letto 'La Casta ci fa ammazzare' ed essendo anche attento lettore della stampa romena, dopo quello che e successo a Roma vorrei sottolineare qualche concetto che secondo me dovrebbe essere conosciuto dagli italiani.
a) Bisogna distinguere tra gli zingari e i veri romeni.
b) La gente normale della Romania ha gli stessi sentimenti degli italiani verso gli zingari (non bisogna credere alla maggioranza della stampa romena che non vuole fare differenza tra zingari e romeni perchè altrimenti perderebbe i finanziamenti.
c) Dopo 1989 in Romania sono venute moltissime persone che hanno cominciato ad insegnarci la democrazia (italiani compresi).
Che cosa ci hanno insegnato?

Qualche esempio:
- 'dovete' rispettare i diritti delle minoranze, proprio di quelli che fanno solo follie o azioni che la nostra tradizione cristiana non ha mai accettato (gli zingari, gli omossesuali, i delinquenti, etc);
- la polizia non deve mai usare la forza contro i delinquenti, perchè si è in democrazia - cosi hanno indebolito la polizia e adesso ogni poliziotto che arresta uno zingaro o un altro delinquente teme per la sua carriera (potrebbe essere un razzista, uno xenofobo, etc);
- per qualche anno e anche prima dell'89 ci hanno sempre parlato della libera circolazione delle persone, hanno condannato il comunismo per non lasciar andar via la gente all' estero;
- ci hanno messo delle condizioni per entrare nella UE proprio stupide (come mai ci sono tanti zingari in galera? Questa e la discriminazione! Come mai le galere non hanno la TV?, Etc).
Ma, se si trova qualche politico e qualche giornalista che è contrario a queste idee è immediatamente ostracizzato e non lo si vedrà mai nelle TV importanti.

Comunque, nonostante tutti questi freni, la situazione non è ancora come a Milano e a Roma.
Voglio dire che se la polizia romena vede qualche tizio sospetto per strada oppure nella metropolitana di Bucarest lo ferma e lo controlla.
Queste cose non l'ho viste mai nella metropolitana o nelle strade di Milano (dove ho lavorato per un paio di anni).
Adesso, se uno zingaro o un delinquente sente in giro che l'Italia è il paradiso per loro, è ovvio che tutti aspirino ad andare là.
Come mai non vanno in Austria o in Germania, dove hanno cercato per un paio di anni, dopo '89, di immigrare fino quando i tedeschi si sono accorti come stavano le cose e hanno smesso di criticare la Romania per la cosiddetta discriminazione degli zingari?
Ma Voi avete Frattini che ogni mese visita la Romania e ci insegna come dobbiamo trattare le minoranze etniche e sessuali.
L'ultima sua idea era di lasciare entrare 3 milione e mezzo di immigranti in Europa perchè non c'e forza lavoro.
Puoi dire questo in un Paese dove c'e tanta gente che non ha lavoro?

La prego di paragonare il film 'Bowling for Colombine' con questa situazione: gli americani stavano bombardando la Serbia e nella città dove si preparavano le bombe due ragazzi uccidono degli innocenti in un college; nel nostro caso l'Europa ci sta 'bombardando' con le stupidaggini riguardanti i zingari 'innocenti' e questi zingari tornano verso l'Europa.
Purtroppo pagano sempre gli innocenti.
Almeno in questo mondo...

Grazie a Lei,

Lettera firmata

Post Scriptum: bisogna anche sapere che nel 1859 le grandi potenze d'Europa avevano accettato la prima unificazione (tra la Muntenia e la Moldavia) ad una condizione: di liberare gli zingari.
Cosi siamo diventati il primo Paese dove gli zingari sono stati liberati e ci hanno inondato da tutti i Paesi vicini e non solo».


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Sull'efferato omicidio di Tor Quinto: l'ennesimo martire vittima del Sistema + tanta ipocrisia e lacrime di coccodrillo








Pubblicato in Fatti d'Europa il 2/11/2007


Purtroppo Giovanna Reggiani, la donna 47enne rapinata e seviziata da uno zingaro di nazionalità romena nella zona di Tor Quinto (Roma), ci ha lasciato. Nicolae Romulus Mailat è il nome dell'aggressore 24enne.

L'accaduto ha suscitato improvvisamente un'ondata "giustizialista" (soprattutto in alcuni degli ambienti "progressisti" attualmente al governo) come non si era mai visto prima in Italia. Nella serata di mercoledì 31 ottobre il governo decide di approvare con decreto (non per via parlamentare quindi) il pacchetto sicurezza. Disco verde al governo perfino da parte dell'irriducibile invasionista d'Italia, tale ministro Ferrero. Il presidente del Consiglio Romano Prodi si mette subito in contatto telefonico con il primo ministro rumeno,
Calin Popescu Tariceanu, per concordare misure eccezionali di contrasto alla criminalità romena e di rimpatrio dei cittadini romeni. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha firmato ieri mattina il decreto che prevede l’espulsione dei cittadini comunitari che rappresentino un pericolo per la sicurezza pubblica. Le autorità assicurano che tra qualche giorno le baracche in prossimità della stazione di Tor Quinto, presso le quali aveva trovato rifugio lo zingaro, verranno rase al suolo e che la stessa sorte toccherà agli altri campi abusivi lungo il Tevere. Il sindaco della decadente Roma, Walter Veltroni, ha deciso di far giocare il derby Roma-Lazio con il lutto al braccio (decisione maturata addirittura prima che la donna morisse).

Qualcuno potrebbe forse pensare che noi esclameremo con un bel "oh, finalmente!". Ma non è così. No, perché non possiamo non ravvisare più di una nota stridente nelle reazioni del mondo politico e dei mezzi di informazione. Procedendo per punti, proviamo a spiegare perché tutto questo né ci convince né tantomeno può esser considerato risolutivo del problema che a noi sta più a cuore: la morte etno-culturale dell'Italia (quella vera, non la "nuova Italia" voluta e preconizzata dai mondialisti di ogni ordine e grado!).

1)
Innanzitutto, visto il nuovo clima di "caccia alle streghe" avente per bersaglio la comunità rumena residente in Italia, noi affermiamo la necessità di operare una doverosa distinzione tra zingari, molto spesso di nazionalità rumena (proprio come l'assassino di Giovanna Reggiani), e Romeni autoctoni in tutto e per tutto europei, etnicamente e culturalmente. Perché questa distinzione? Per razzismo? No signori, la loro estrema diversità è un dato di fatto, al di là di quello che è scritto nei documenti alla voce "cittadinanza" o "nazionalità"...

2)
Tenendo conto della suddetta distinzione e considerando che i Romeni sono la comunità straniera più numerosa in Italia, è bene ridimensionare le accuse mosse a loro carico sulla base dei dati relativi alla criminalità; intendiamo sostenere, a buon diritto, che se i Romeni delinquono di più è perché sono i più numerosi (il 15,1% degli stranieri in Italia) e perché le loro statistiche del crimine sono "falsate" per eccesso dai molti rom di nazionalità rumena. Sarebbe interessante, oltre che giusto, elaborare dati separati per l'uno e per l'altro gruppo etnico. Per conoscere le cifre dettagliate del rapporto 2006 sulla criminalità si veda questo articolo nel blog Euro-Holocaust.

3)
Potrebbe sembrare strano sentir parlare all'improvviso di rimpatri ed espulsioni, due parole quasi tabù fino a pochi giorni fa ed ora ripetute con forza da esponenti del governo e da prefetti. Qualcuno dell'attuale maggioranza si azzarda ad invocare il "pugno duro", la "severità": fra questi, Walter l'Africano, che usa toni insolitamente duri, si precipita di qua e di là, rilascia dichiarazioni, assume il comando delle operazioni, parla di espulsioni, di "iniziative straordinarie", di "urgenza sul piano legislativo". Come mai un tale allarmismo "a scoppio ritardato"? Dove erano i vari Veltroni e compagnia quando lo stupratore e/o l'assassino non era il rumeno (arrivato dopo) bensì il nordafricano, il nigeriano o l'albanese? Perché ad un tratto si minacciano espulsioni per i cittadini comunitari quando sarebbe stato più giusto e logico, specie dopo la creazione dell'Unione Europea, iniziare con le espulsioni degli extracomunitari (africani, asiatici e sudamericani)? Noi pensiamo che questo allarmismo sia funzionale a quella ideologia multietnicista di annientamento dei popoli europei, essendo stato scelto come capro espiatorio un gruppo etno-culturale europeo a noi certamente molto più affine (ripeto, zingari a parte) di quanto non lo siano africani o asiatici vari.

4) Alla luce di queste nostre considerazioni, è bene precisare che per noi l'allontanamento dei cittadini comunitari (quindi anche romeni) colpevoli di crimini non è in sé una misura ingiusta (anzi, tutt'altro), ma diventa fortemente sospetta quando la "minaccia" sembra rivolta solo o preferibilmente agli immigrati europei piuttosto che ai non-europei. In altri termini, gradiremmo che oggetto di rimpatri (quanto più massicci possibili) fossero per primi i cittadini extracomunitari (+ gli zingari), poi, eventualmente, la restante immigrazione europea. Perché secondo noi, alla faccia del neo-egualitarismo globalista, gli immigrati non sono tutti uguali...

5)
Detto questo, come già fatto in passato (vedere 1, 2 e 3), noi continueremo a denunciare le attività illecite e criminose, o più o meno "dannose", anche degli immigrati europei presenti sul nostro suolo, prendendo incondizionatamente le difese degli autoctoni italiani.

6)
In alcuni blog è stato fatto giustamente notare un dettaglio di non poco conto, che avrà certamente favorito la grande risonanza data al caso: l'alta posizione sociale di Giovanna Reggiani, moglie di un ufficiale della Marina. Sì, è vero, un risalto notevole fu dato dai mezzi di informazione anche al caso dell'umile Vanessa Russo, ma non seguì nessuna mobilitazione di tipo politico, nessun "pugno duro"... Attenzione, con questo non intendiamo minimamente abbassare il livello di tragicità dell'accaduto (non a caso Giovanna da oggi entra a far parte della nostra categoria "martiri", come tutte le altre vittime), ma non possiamo fare a meno di rimarcare il noto modus operandi della Casta. Inutile aggiungere altro.

Fonti:
1. La Stampa
2. RaiNews24
3. la Repubblica.it
4. NoReporter.Org

domenica 28 ottobre 2007

DdL Levi-Prodi: facciamo qualche passo indietro fra Italia, Europa e Stati Uniti

Pubblicato in Fatti d'Europa il 22/10/2007




Dopo l'intervento di Beppe Grillo sul disegno di legge Levi-Prodi, chiamato a "ordinare" la normativa in materia editoriale, proponiamo la visione del filmato (in basso) realizzato dal Dott. Valentino Spataro, direttore del sito Civile.it. Si presti attenzione soprattutto a certi antecedenti, o, per dirla alla Spataro, campanelli di allarme squillati negli anni e mesi precedenti alla formulazione del Ddl in causa. Il video, della durata di min. 26:18, è ricco di riferimenti a commenti ed opinioni espressi in siti esterni.

In aggiunta segnaliamo un recente intervento in Euro-Holocaust a proposito di alcune manovre tese a limitare la libertà di espressione in Rete nei paesi dell'Unione Europea e negli Stati Uniti.

E' dello scorso settembre la folle proposta del "nostro" Franco Frattini, vicepresidente della Commissione europea, di applicare dei "filtri" ad Internet per bloccare la diffusione di informazioni "pericolose" impedendo alla gente di cercare parole come (udite udite!) "bomba", "genocidio" o "uccidere" (!!!). L'intento dichiarato sarebbe quello di contrastare i collegamenti informatici fra terroristi (par di capire soprattutto radicalisti islamici), i quali terroristi immaginiamo si metterebbero a ridere se leggessero un'idiozia di questo calibro. E ridiamo anche noi (spiegare il perché sarebbe superfluo), ma non più di tanto essendo ben consapevoli che "bislaccherìe" come quella di Frattini facilmente si prestano ad interpretazioni più che opinabili col risultato di imbavagliare nei fatti l'informazione circolante in quello che è forse l'ultimo baluardo rimasto di libera espressione (ultimo almeno come mezzo potenzialmente alla portata di tutti o quasi). Ulteriori particolari in un articolo di Maurizio Blondet datato al 12 settembre 2007.


E Maurizio Blondet è l'autore di un altro articolo, risalente allo scorso 18 ottobre, circa la volontà di potenti e note lobbies statunitensi di tassare importanti servizi quali l'accesso ad Internet, la creazione di un blog e l'utilizzo della posta elettronica.


Ma in fondo non siamo mica in Iran o in Cina! Questo è il "libero Occidente"... o almeno è così che a qualcuno piace pensare (e far credere).




venerdì 12 ottobre 2007

Cofferati, io non mollo

(ANSA) - BOLOGNA, 11 OTT - Non ci saranno elezioni anticipate a Bologna, orfana da ieri della sinistra (compresi Sd e Sdi) uscita dalla maggioranza. Per il sindaco Sergio Cofferati vale il consenso espresso dagli elettori nel 2004 per cui andra' avanti con l'appoggio di Ds e Dl nel Consiglio comunale. L'annuncio e' dato dallo stesso sindaco: 'o si sta all'opposizione o al governo'. Un principio valido anche per l'assessore allo Sport Anna Patullo (Pdci): 'o si dimette dalla Giunta o dal partito'.

Mi ricorda molto la situazione del governo, intanto noi cittadini non contiamo nulla, petizioni,firme raccolte, manifestazioni.

sabato 8 settembre 2007

INVITO MEMORIAL ORIANA FALLACI



COMITATO UNA VIA PER ORIANA FALLACI
“Per mantenere vive le coscienze che ha risvegliato”

INVITO

“MEMORIAL ORIANA FALLACI”


FIRENZE SABATO 15 SETTEMBRE 2007

ore 16.00 Omaggio a Oriana Cimitero Evangelico Allori
via Senese 184 Galluzzo FI uscita A1 FI-Certosa FFSS S.M.N Bus 36 fermata 12

ore 17.30 Grand Hotel Mediterraneo Accrediti Stampa, Relatori Ospiti
Lungarno del Tempio 44 FI uscita A1 FI-Sud FF.SS S.M.N Bus 14 fermata via Arnolfo

ore 18.00 “Saluto di benvenuto”
del Presidente del Comitato e del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti

ore 18.10 “Convegno Studi in ricordo di Oriana”
Giornalisti e Scrittori commemorano la scrittrice scomparsa

ore 19.30 “Premio Oriana Fallaci”
Premiazione dei Giornalisti e Scrittori intervenuti al Convegno Studi

ore 20.00 “Borsa di Studio Oriana Fallaci”
Istituzione Borsa di Studio Giovani Giornalisti

ore 21.00 “Cena Conviviale Ristorante Mediterraneo”
con i Giornalisti, Scrittori e personalità politiche partecipanti al Memorial

Partecipazione ad invito strettamente personale valida solo se confermata, per aderire, invia e-mail a
comitatounaviaxoriana@yahoo.it o telefona al n. 339/8704.071

Cordiali saluti
Armando Manocchia - presidente del Comitato



C/o Armando Manocchia -
Comitato una Via per Oriana Fallaci
Via Montanara, 26 - 40026 Imola (BO)

fonte LIsistrata

martedì 14 agosto 2007

Il razzismo "progressista": una logica rassicurante (per loro)



Dal quaderno n° 2 di Polaris L'immigrazione, a cura di Francesco Amato, Pietro Battistella, Francesco Boco, Paolo Caioli, Maria Teresa Ferazzoli, Andrea Forti, Vincenzo Pino, Augusto Ricci, Adriano Scianca - coordinatore: Gabriele Adinolfi (pp. 12-14).

La guerra tra poveri


Partendo dal presupposto, vero ma falsato, secondo il quale l’immigrato è una vittima dell’ingiustizia capitalistica, gli “esperti” e quelli che decidono in materia di assimilazione, sono riusciti, anche in Italia, a compiere un capolavoro.

Hanno messo in atto ogni misura ufficiale o ufficiosa (ovvero leggi se possibile, o metodi di aggiramento delle regole correnti quando non si possano varare leggi ad hoc) per favorire sistematicamente gli immigrati rispetto agli autoctoni.

Posto che i primi sarebbero vittime nostre (identificazione collettiva nel Moloch) allora diviene giusto che noi si faccia loro largo e si dimostri la nostra totale disponibilità a farci perdonare (sindrome dell’autoflagellazione).

Sicché si offre loro l’assistenza piena e gratuita; e fin qui non subentra alcun disagio sociale; quando però essa è gratuita e ogni italiano, per sottoproletario che sia, paga; quando la priorità negli asili nido, oltre che nell’assistenza medica è sempre la medesima e in uno scenario in cui le famiglie italiane hanno difficoltà enormi a trovar posto per i figli; quando l’assistenza pubblica da una parte è scontata e dall’altra a dir poco tribolata; quando le priorità sulle assegnazioni degli alloggi diventano manifeste, allora inizia una vera e propria guerra fra poveri. Vieppiù comprensibile se si considera che la concorrenza lavorativa (e qui le responsabilità del padronato nella logica capitalista sono manifeste), in uno scenario economico in cui regredisce la produzione e siamo in pieno fenomeno di delocalizzazione delle imprese, contribuisce non poco all’impoverimento ultreriore delle classi lavoratrici.

La genialità dei criteri degli universalisti utopici ha così contribuito a far nascere una guerra tra poveri, rovesciando qui i rapporti di forza esistenti lì.
Ovvero si è fornito privilegio presso di noi agli immigrati a scapito degli autoctoni perché si addebita a questi ultimi la responsabilità del disagio socioeconomico procurato in casa loro dalle Multinazionali.

Quanto sia folle questo ragionamento dovrebbe apparire palese. Intanto — consciamente o, ancor peggio, inconsciamente — é di un ragionamento razzista che si tratta: se sono bianchi i dirigenti delle Multinazionali allora la colpa di tutto è dei bianchi in quanto tali, mentre dalla parte dei non bianchi vi sono solo ragioni e crediti: è questo il ragionamento che viene applicato, non altri.

Di colpo allora scompare la consueta lettura classista del capitalismo che pure è alla base ideologica di quasi tutte quelle organizzazioni e fa improvvisamente posto ad una vera e propria patologia biologista che oltretutto ignora paradossalmente e clamorosamente se stessa. E questo finisce col far pagare due volte il costo dell’odierno sistema alle classi deboli occidentali che, già private di possibilità di produzione e di un futuro lavorativo certo dal sistema multinazionale e dalla politica del Wto, si trovano a dover far fronte in casa propria ad una concorrenza massiccia, completa e soprattutto protetta. E diventano quindi i sottoproletari degli immigrati.
Tanto per cambiare, i geni intellettuali del progressismo, quelli che criticano in modo “scientifico” i rapporti di forza e gli schemi costitutivi del capitale sono riusciti una volta ancora a reiterarli all’infinito, del tutto incapaci di cambiare quella logica che continuano a fotografare e a additare ma che, evidentemente, è per loro insostituibile e rassicurante.

L'immigrazione
(Polaris), pp. 12-14

giovedì 9 agosto 2007

Il Tesoro di Bankitalia ed i piani dei Professori

Siamo arrivati alle tragicomiche. Non bastava il tesoretto adesso si vogliono pappare anche il "Tesorone".Quante clientele si possono blandire con circa 80.000 miliardi di vecchie Lire ?L'alibi del risamamento del debito pubblico è semplicemente risibile.Con la scusa di pagare una quota d'interessi (piccola) del famoso debitone si andrebbero,invece a colmare,e solo in parte, le voragini prodotte con le sottoriforme che questo governo formato da incompetenti ha introdotto.

Tommaso Padoa Schioppa lo sa bene: l'economia è regolata da flussi finanziari positivi e negativi.Tommaso Padoa Schioppa sa benissimo che la vendita dell'oro della Banca d'Italia rappresenterebbe una forte turbativa nei rapporti con la Banca Centrale Europea e con la stessa Unità .Perché ,nonostante il tasso di conversione ,stabilito dal Signor Romano Prodi in un eccesso di servilismo verso i poteri franco-tedeschi ,fu portato a L1936,27 ( invece poteva rimanere fissato a L 1650) fu pattuito con l'esistenza di una riserva aurea che garantiva la circolazione delle Lire in cartamoneta.Quindi l'alienazione della riserva aurea ,per così dire già impegnata per consentire all'Italia l'ingresso nell'area dell'Euro,rappresenterebbe un colpo mortale alla nostra credibilità finanziaria .Questo sotterraneo abbassamento del rating farebbe accanire la speculazione finanziaria internazionale contro i nostri titoli del debito.Infatti quando uno Stato svende la propria riserva aurea dichiara ,generalmente,una situazione di default e di spesa impazzita.

Un'altra considerazione dipinge questa scelta come una assurda follia :il ciclo economico potrebbe cambiare e andare in territorio negativo ,i segnali sono forti ( Sofferenze banche americane,sofferenze par l'export cinese e sovraproduzione ,bassi consumi giapponesi ,ecc.).Privarsi dell'unica riserva spendibile perché certa ( l'oro) rappresenterebbe una totale impossibilità da parte dei governi italiani ( di qualunque coalizione) di dare alcun tipo di garanzia per accordi commerciali,finanziari o prestiti speciali nell'ambito della comunità internazionale.

In questa follia ( giustificata da un imperdonabile sentimento demagogico-ricattatorio nei confronti della stessa coalizione e del Partito Democratico ) tutti perderanno .

Se proprio si deve vendere la riserva aurea io suggerirei al Tesoro di bandire una lotteria con biglietto di 1 Euro,dove i potenziali vincitori sono solo pensionati ,disoccupati e giovani precari.Con un premio fissato dall'esame ,tramite ispezione di guardie comunali,effettivo dello stato di difficolta dei potenziali vincitori.Ci sarebbe così più giustizia sociale e i consumi interni aumenterebbero ,facendo così migliorare l'economia interna.

L'unica ,logica conclusione è sempre la stessa ,il solito grido :-Andate a casa.Portate il Paese nel baratro !Mi piacerebbe che a questa preghiera ,perché di questo si tratta,si unissero anche coloro che ideologicamente hanno eletto e sostenuto questo governo.Questi "nani al potere" stanno rovinando anche coloro che con dignità si dicono comunisti e forse li rovinano più degli altri .Saranno i più deboli a pagare le scellerate scelte di questi incapaci Professori Universitari che non sono buoni neanche alla didattica.Cacciamoli,questi difensori di banche,di grandi industriali,di grandi privilegi.Cacciamoli,miei cari compagni.

Prat

lunedì 6 agosto 2007

Solo l'armatore della nave si salverà

Dal quaderno n° 2 di Polaris L'immigrazione, a cura di Francesco Amato, Pietro Battistella, Francesco Boco, Paolo Caioli, Maria Teresa Ferazzoli, Andrea Forti, Vincenzo Pino, Augusto Ricci, Adriano Scianca - coordinatore: Gabriele Adinolfi (pp. 9-11).

Le cause dell'immigrazione


In che misura è corretto il concetto ricorrente dell'immigrato vittima della nostra opulenza e della nostra cultura che viene da noi per ottenere una compensazione, un po' come una Nemesi che ci presenta il conto?

A spingere gli immigrati verso nord (o verso ovest) sono almeno tre cause.

La fame e la devastazione in casa loro; il mito dell'Eldorado; gli interessi delle organizzazioni di sistema a far prosperare il traffico di uomini.

Questo significa che noi siamo sì responsabili, ma come sistema, come grado evolutivo di sistema, non come civiltà e neppure per nostre particolari colpe storiche.

Un dato per tutti: a metà degli anni Sessanta, ovvero agli albori della cosiddetta "decolonizzazione" l'Africa sopperiva al suo fabbisogno alimentare per il 98%, ora è alla fame. Non è stato il colonialismo ad affamarla, bensì la decolonizzazione. Il che, a scanso di equivoci e prevenendo battute grossolane, non dipende dal fatto che le dirigenze africane sono inette (ché non si sa quante dirigenze europee siano meno corrotte e indolenti di quelle) bensì che la "decolonizzazione" altro non è stata se non una nuova e incontrastata colonizzazione da parte delle Multinazionali che, trasformando radicalmente le colture secondo la loro impietosa logica di produttivismo specialistico e standardizzato, hanno condannato l'Africa alla fame.

Più blanda ma non di certo sostanzialmente diversa è stata la politica applicata ad est, nel blocco post/comunista.

In Africa le Multinazionali hanno potuto imporre la loro svolta di sfruttamento intensivo facendosi forti delle milizie tribali, all'est della mafia e dei neocapitalisti provenienti dalla nomenklatura di partito.
Una ragione per sfuggire all'inferno e giungere in questo Eldorado le masse di nuovi schiavi l'hanno; lì, fino a tanto che non si modificherà il quadro, sono condannati. Qui però l'Eldorado è dopato e non sembra assolutamente in grado di perdurare.

E' evidente che il problema morale che si pone è delicato: chiudere le porte a chi sfugge la desolazione è drammatico; ma è drammatica anche la politica d'accoglienza così come viene concepita ed eseguita; lo è sia in sé, come vedremo, sia perché a furia di appesantire il carico la nave inizia ad affondare, e annegare tutti non è mai stata una buona soluzione.

In particolare quando si sa che l'unico a salvarsi, contrariamente a ogni codice, sarà il comandante della nave, anzi il suo armatore...


L'immigrazione
(Polaris), pp. 9-11

lunedì 30 luglio 2007

Il buco nero causato da immigrazione e associazioni assistenziali

Dal quaderno n° 2 di Polaris L'immigrazione, a cura di Francesco Amato, Pietro Battistella, Francesco Boco, Paolo Caioli, Maria Teresa Ferazzoli, Andrea Forti, Vincenzo Pino, Augusto Ricci, Adriano Scianca - coordinatore: Gabriele Adinolfi (pp. 6-8).

Buco nero e banda del buco


L’immigrazione è un paradiso o un inferno?

A questa domanda, certuni, fermi sulle loro convinzioni ideologiche, rispondono che si tratta di un paradiso, o perlomeno di un paradiso possibile. Altri la considerano un inferno. Di certo, benché non sia assolutamente coretto impostare così la questione, un paradiso non è.

Non è un paradiso in Italia, come vedremo; e non lo è di sicuro all’estero.

In Francia trent’anni e più di legislazione pro-immigratoria forse hanno inizialmente aiutato le imprese ma poi hanno finito col costare, non solo socialmente (il vulcano delle banlieues è oramai sempre acceso con quel che ne consegue in brutalità criminose) e culturalmente (la regressione culturale e linguistica da massificazione si è rivelata sorprendente) ma anche economicamente.

Il debito pubblico transalpino al 2006 conta ben 80 miliardi di euro di passivo per il sostentamento degli organismi sociali. Si pensi a questo proposito che subito
dopo la rivolta delle banlieues del novembre 2005 i fondi per le associazioni assistenziali ai banlieusards che dovevano inizialmente essere ridotti sono stati immediatamente raddoppiati!
Ben più rivelatorie le cifre della Germania.

Gli immigrati disoccupati, solo in termini di sussidio pubblico, sono costati 45 miliardi nel quinquennio 2000-2005 e questo in misura progressiva, visto che nel solo 2005 il costo ha superato i 10 miliardi e mezzo di euro. L’assistenza familiare pesa per 18,5 miliardi all’anno. L’assistenza sociale in Germania è per oltre i due terzi appannaggio degli immigrati, l’ottanta per cento dei quali beneficia dell’assistenza senza versare alcun contributo ed ha diritto a cure mediche, ricoveri in ospedale e in case di riabilitazione a titolo gratuito. 16 miliardi di euro all’anno sono investiti per cercare di approntare sistemi scolastici che permettano in qualche modo la riduzione del gap culturale. I detentori del titolo di “diritto d’asilo” comportano altri 50 miliardi di euro annui sulle casse tedesche.

Queste cifre inducono a riflettere.

Esse fanno giustizia di un luogo comune del tutto campato in aria: quello secondo il quale
l’immigrato, in quanto forza-lavoro, rappresenterebbe una risorsa che consentirebbe di rifondere, con i suoi contributi, i capitali dell’assistenza sociale in nazioni come la nostra in tendenza alla denatalità: per il momento invece, e significativamente in paesi dall’immigrazione lungamente radicata, avviene l’esatto contrario.
Le cifre ci attestano ancora un altro dato: e cioè che l’immigrazione costa molto alla collettività in termini economici.

C’è però un terzo dato sul quale non si è soliti soffermarsi ma che è capitale, strategico.
Del buco nero causato alle casse del paese esistono numerosi beneficiari; associazioni di aiuti all’emigrato, assistenti sociali, funzionari vari i quali, uniti tra loro a rete e organizzati in stile lobbistico, impongono ai politici il perseverare una politica di sprechi di cui i loro organismi, la cui struttura parassitaria è inequivocabile, beneficiano economicamente. E, visto il perpetrarsi di un insuperabile disagio, i loro esponenti di spicco ne beneficiano anche politicamente o personalmente in quanto sono considerati “esperti” e, agendo come indiscussi mediatori, acquisiscono un’influenza sempre maggiore che si rivela monetizzabile.

L'immigrazione
(Polaris), pp. 6-8

Fatti d'Europa

sabato 28 luglio 2007

Bananas,analfabeti,quaquaraquà,soldi e sogni

bananaQuaquaraquà ritrattano


Francesco Paolo Giuffrida ritratta e rinnega la fondatezza della sua famosa consulenza e spiega anche i motivi della parzialità del suo operato. E bacchetta la procura. Sottolinea infatti che la sua attività andava completata ma ciò mai avvenne perché il procedimento finì archiviato. Aggiunge che il suo lavoro era «costantemente sottoposta allo specifico e ineludibile coordinamento ed al diretto controllo dei Pm». E anzi fu proprio sotto le loro strette direttive che si arrivò alla «scelta dei documenti da consultare e acquisire agli atti». (da pubblica intervista ,27Luglio 2007)


fininvestLa vicenda inizia il 5 dicembre 1997 quando la procura di Palermo, dopo aver sentito dei pentiti di mafia secondo i quali Fininvest avrebbe utilizzato capitali sporchi, affida a Francesco Paolo Giuffrida l'incarico l'incarico di «verificare la legittimità degli apporti finanziaria intervenuti alle origini della Fininvest da parte di soggetti terzi». Giuffrida compie le sue analisi e deposita le sue considerazioni nell'aprile del 1999. Il gip Gioacchino Scaduto le legge e archivia a dicembre di quell'anno il procedimento. Mancano le prove. Passano sei mesi e la relazione finisce al processo Dell'Utri. In aula, si legge sempre nella transazione «Giuffrida sostiene che per otto delle operazioni esaminate non era riuscito ad identificare l'origine della provvista. Il che aveva generato nell'opinione pubblica la convinzione che la società potesse avere effettivamente goduto dell'apporto di capitali di provenienza mafiosa». Accuse pensanti che spingono l'azienda, dopo la definizione in primo grado del procedimento, ovvero nel 2006, a citare Giuffrida per i gravi danni patiti. In pratica la Fininvest sostiene che il perito poteva ricostruire le otto operazioni e verificare che i denari «erano pacificamente rivenienti da persone, fisiche o giuridiche, tutte immediatamente riferibili all'allora costituendo gruppo Fininvest e quindi senza alcun afflusso di denaro dall'esterno».

Giuffrida replicava sostenendo che la consulenza era incompleta perché costituiva «solo una prima ipotesi di lavoro», da integrare.


Ora questo mediocre funzionario della Banca D'Italia


Ricchi analfabeti di ritorno


Piero Ricca"Continueremo a seguire la vicenda, perché esprime una tendenza sempre più diffusa a Puffonia: il neo-maccartismo verso le persone dalla schiena non flessibile.Francesco Giuffrida non deve essere lasciato solo." ( Piero Ricca,13 Novembre 2006)




marco travaglio"Poniamo che un rapinatore venga ripreso a volto scoperto dalla telecamera di una banca mentre la svaligia. E che i giudici lo assolvano, con formula dubitativa, con questa argomentazione: ma vi pare possibile che un rapinatore sia cosi cretino da farsi riprendere dalla telecamera senza coprirsi il volto? Con un ragionamento (si fa per dire) analogo, Silvio Berlusconi è stato assolto dalla...


( Marco Travaglio,18/05/2007) tratto dalla serie " La scomparsa dei fatti"



Blogger: praticomondo Il sottoscritto che fa il verso a Francesco Totti


"Quante bananas vi siete magnate co li sordi rubbati pe sta a scrivere ste stronzate ,cazzari?"



bananaquaquaraquà scriveva per avere solidarietà



“Le numerosissime manifestazioni di solidarietà, pervenute in mio favore, mi hanno fatto comprendere che su certe vicende, come quella da me oggi vissuta, è ancora possibile coagulare un movimento di opinione che può incidere positivamente nei confronti del contesto esterno.

Come avete avuto modo di leggere nelle e-mail che Giuseppe Giolitti vi ha mandato, all’ulteriore articolo di Marco Travaglio, comparso sull’Unità il 21 ottobre, la Banca d’Italia ha nuovamente risposto effettuando talune precisazioni nonché fornendo rassicurazioni.

Ed in effetti segnali positivi da ultimo mi sono giunti da parte dei vertici della Banca d’Italia che hanno dimostrato la stima e l’apprezzamento per il lavoro da me sinora svolto sia conferendomi nuovi ulteriori incarichi sia coinvolgendomi in attività esterne.

Desidero quindi ringraziare tutti per la solidarietà fattami generosamente pervenire attraverso l’amico Giolitti che si è prodigato, con grande dedizione, per evitare che la provocazione cui sono stato oggetto cadesse nel silenzio mediatico.

Solo attraverso la mobilitazione via internet è stato possibile portare a conoscenza dell’opinione pubblica “le azioni di rivalsa” poste in essere dalla Fininvest contro la mia persona, nel silenzio, o quasi, dei mezzi di comunicazione e dei settimanali e quotidiani in particolare.

Infatti solo pochi giornalisti avevano in precedenza, o hanno successivamente, pubblicato la notizia.

In proposito appare davvero singolare il silenzio di un settimanale che a suo tempo dedicò diverse pagine per informare i lettori sui contenuti della mia consulenza tecnica oltre che l’intera copertina.

In occasione della citazione per danni il settimanale in parola infatti, ha ritenuto di pubblicare solo un piccolo box con informazioni generiche, evitando poi di riprendere la notizia, così come da ultimo comparsa in internet.

Siamo quindi ancora in presenza di una informazione pilotata e limitata? Probabilmente sì.

Ed è per questo motivo che chiedo a Giuseppe Giolitti di continuare a fornire a tutti voi le notizie sull’evolversi della subita citazione per danni”.

(Francesco Paolo Giuffrida,10 Novembre2006 )


Cari ricchi analfabeti di ritorno adesso trovatevi qualche altro stupefacente da dare in overdose ai cazzari che vi credono novelli evangelisti.Ne va delle vostre tasche e della vostra popolarità!


Prat

lunedì 16 luglio 2007

Prospettive allarmanti per il Regno (dis)Unito

Pubblicato in Fatti d'Europa il 02/05/2007

David Conway, membro di un comitato di esperti indipendente sulle politiche sociali della Gran Bretagna (Civitas), è l'autore di un rapporto di recente pubblicazione dal titolo A Nation of Immigrants?. In questo libello di cento pagine David Conway mette in discussione la tesi di coloro che tendono a minimizzare le ripercussioni della recente immigrazione di massa spacciandola per uno dei tanti fenomeni "naturali" e "fisiologici", già visto nel corso della storia. Come si evince dallo stesso titolo, l'autore confuta l'idea tipicamente multietnicista di una Gran Bretagna che sarebbe nata e si sarebbe sviluppata come nazione essenzialmente ibrida, "meticcia" (quante volte avrete sentito ripetere la stessa "cafonata" a proposito dell'Italia?). Infatti, numeri alla mano si può facilmente constatare che le ondate migratorie dei secoli precedenti, come quelle dei Normanni, degli Ugonotti o degli Ebrei, furono ben poca cosa se paragonate a quelle che hanno avuto inizio da almeno vent'anni a questa parte. Oggi l'immigrazione aumenta ogni 2 anni di un punto percentuale la popolazione britannica, quando gli immigrati dei secoli addietro hanno apportato lo stesso "contributo umano" (in termini percentuali) distribuito nell'arco di decenni. E' dunque evidente che la situazione cui il paese sta assistendo è senza precedenti (ovviamente è possibile estendere il discorso, almeno nelle sue linee generali, ad altri paesi europei, Italia compresa). Ma più interessanti sono le conclusioni alle quali giunge il rapporto: la consistenza dei flussi migratori attuali è tale da minacciare il Regno Unito come nazione, aprendo la strada ad una possibile crisi e disintegrazione politica. Stabilità, armonia sociale, libertà e tolleranza sarebbero in serio pericolo a causa dello stravolgimento che si è prodotto nella composizione demografica, la quale in aggiunta risente della bassa fertilità tra la popolazione indigena. Civitas stima addirittura che il "punto di non ritorno" potrebbe essere stato raggiunto e che quindi il Regno Unito possa già considerarsi non più una nazione unica e coesa.
Lo scenario prospettato da Conway sembra essere in linea con le previsioni della demografa Michèle Tribalat, che tempo fa aveva parlato del rischio nell'imminente futuro di secessioni territoriali in Francia.

Fonti:
1. BBC News
2. Civitas

1.
Migration 'tipping point reached'

Immigration could lead to the political break-up of Britain, according to right-wing think-tank Civitas.

A pamphlet by the group suggests that Britain may have reached a "tipping point" beyond which it could no longer be seen as a single nation.
Shadow home secretary David Davis has called on the government to put a cap on those coming to the UK.
The Home Office said it had already announced a tough new points system aimed at immigrants.
The Civitas pamphlet - A Nation of Immigrants? - said the "seemingly reckless pace and scale" of immigration was bound to cause concern for people who saw the UK as a model of tolerance and freedom.
The 100-page booklet said Britain may have already reached a tipping point beyond which it could not longer be said to be a single nation.
"Once such a point is reached, political disintegration may be predicted to be not long in following," the report said.
Shadow home secretary David Davis said: "We know that unchecked immigration is putting pressure on housing and local services.
"Now this report shows that its effects are potentially even more serious."
"Given the limited number of schools, hospitals and houses, the government must apply a limit on the amount of people entering the country," he concluded.
A Home Office spokesman said the government supported legal migration which greatly benefited the economy and meant skilled migrants could fill labour gaps.
Ministers had also announced a new tough Australian-style points system for immigrants, he added.
"However, there are legitimate concerns about managing some of the effects of migration on communities. The government is listening to these concerns."
The spokesman also pointed to plans to create a panel to advise on where migrants would be best placed to fill gaps in the labour market.
David Conway, author of the Civitas report, said: "The view that Britain is a nation of immigrants suggests Britain has always experienced immigration on its present-day scale from time immemorial, which is by no means the case."

2. Unparalleled levels of immigration threaten Britain's cohesion as a nation

Immigration into Britain is now running at a level that is without precedent in our history and which threatens our cohesion as a nation, according to a report from the independent social policy think-tank Civitas.

In A Nation of Immigrants? David Conway takes issue with those who minimise the threat posed by mass immigration by claiming that this is nothing new; that we are a 'mongrel nation'; and that, in the words of the Commission on Racial Equality, 'everyone who lives in Britain today is either an immigrant or the descendant of an immigrant' (pp.2-3). He argues, to the contrary, that from the time England can be considered to have become a nation, immigration has never risen above very low levels and had no serious demographic impact until the last part of the twentieth century. Since 1997, however, Tony Blair's Labour government has effectively abandoned even the goal of limiting immigration. As a result, by encouraging unending mass immigration as a permanent feature of the political landscape, there may result a disintegration of the bonds that hold together the group of people that constitutes a nation:

'The country may possibly have already reached a tipping point beyond which it can no longer be said to contain a single nation. Should that point have been reached, then ironically, in the course of Britain having become a nation of immigrants, it would have ceased to be a nation. Once such a point is reached, political disintegration may be predicted to be not long in following'. (p.95)

[...]

Not so much waves as ripples

David Conway shows just how small these famous historic waves of immigration actually were. French Protestants fleeing religious persecution, known as Huguenots, began arriving in Britain in the sixteenth century, and came in much larger numbers after the revocation of the Edict of Nantes in 1685. They settled initially in the East End of London and became successful entrepreneurs, especially in the silk industry. However, their overall numbers cannot have exceeded 50,000, representing about one per cent of the population (p.50).

The wave of Jews escaping the pogroms who began to arrive in London towards the end of the nineteenth century represented an even smaller percentage increase to the population. In the last quarter of the nineteenth century there were 155,811 Jewish immigrants(p.59), and even if we include immigration between the two world wars, their numbers would not have been much over 225,000 - representing about 0.5% of the population.

The situation changed significantly at the end of World War II, when Britain experienced large-scale immigration from New Commonwealth countries, especially in Asia and the West Indies. This led to a series of acts of parliament to restrict immigration, including the 1962 Commonwealth Immigrants Act (p.73) and the 1971 Immigration Act (p.76), which brought primary immigration from New Commonwealth countries under control. However, the political turbulence of the 1990s saw a great increase in applications for asylum, from about 4,000 a year in the 1980s to about 98,000 in 2000 (p.93). Numbers rose rapidly following the election of New Labour in 1997, and, in the face of great public disquiet, the government introduced measures to reduce bogus asylum applications and to remove failed applicants (p.80). Although they have achieved some measure of success in these fields, it has done nothing to staunch a flow of immigration that has now reached the level of a flood:

'…since 1997 asylum seekers have never comprised the majority of immigrants to Britain… there are four other principal ways by which lawful entry to Britain may be gained which have all increased markedly since 1997 as a result of government policies. These are: family reunion, including marriage; full-time study; through having obtained a work permit or some other form of authorisation to work here; and, finally, EU citizenship.' (p.81)

Immigration now adds one per cent to the population every two years

As a direct result of the policies of the present government, which amount to a virtual abandonment of the control of our borders, immigration is now running at levels which have never been seen before in our history. In 2004 and 2005 net foreign immigration was 342,000 and 292,000 respectively, representing an increase in the population of one per cent in two years. Compared with earlier waves of immigration like the Huguenots and the Jews, who increased the population by one per cent or less over a period of decades, it is clear that we are in an unprecedented situation.

Stability, freedom and tolerance under threat from immigration

David Conway argues that current levels of immigration raise questions not only about numbers but about integration - although the second is related to the first. Until the last part of the twentieth century Britain's immigrant population comprised only a very small proportion of the total population. As a result, in order to flourish they had to adapt to the prevailing culture and integrate. This has given Britain an enviable record of social harmony combined with considerable ethnic and cultural plurality. However, the presence of large ethnic communities, for some of whom integration with the host culture is not an aim, is threatening this social harmony.

Those who cherish Britain's comparative stability, freedom, and tolerance cannot afford to ignore the potential threat that is posed to it by the large-scale changes in its demographic composition now taking place as a result of recent large-scale immigration in combination with declining fertility among its indigenous population. A society must always find it harder to reproduce its political culture and to maintain its traditions the less deeply rooted its members become in it historically and ethnographically. Of late, there has been a growing realisation of the plausibility of some such claim in light of the discovery that all four suicide bombers of 7 July 2005 were British-born, second generation British Muslims who had grown up in Britain in highly segregated enclaves in which normal patterns of acculturation into mainstream British life have apparently become far harder to sustain. It is particularly in light of how quickly and recently many such enclaves have sprung up in Britain, and are continuing to grow apace, that all those who want to see Britain remain the stable, liberal, and tolerant country it has been for so long need to consider carefully how much truth or falsehood is contained in the claim hat Britain is and has always been a nation of immigrants. (p.6)

'A Nation of Immigrants? A brief demographic history of Britain' by David Conway is published by Civitas, 77 Great Peter Street, London SW1P 2EZ tel 020 7799 6677, www.civitas.org.uk, price £10.00 inc. pp.

Una tazza di caffé ad un matrimonio gay

matrimonio omosex


Lo sposo è un italiano , dipendente dell’ente Regione Fiuli nella sede dell'Unione Europea a Bruxelles , l’altro sposo è belga. L’unione gay è stata celebrata ad Anversa, dove i matrimoni tra omosessuali sono riconosciuti. La foto dell'unione è vecchia di un anno.


Le "anime belle" diranno che io voglio cominciare con il solito comportamento sessista ed omofobico ( invece nonostante io abbia,con grande soddisfazione, forti convincimenti religiosi cattolici sono un laico sanguigno ,convinto che gli esseri umani vadano giudicati dai loro simili per il loro comportamento (rispettoso ed osservante o meno ) della comunità e delle Leggi che essa esprime quando è guidata da una maggioranza democratica . Sul tema dei diritti civili ,mi sento di consigliare a tutti coloro che si fanno attori in questa "lotta anti-sessista" di abbandonare atteggiamenti vittimistici o peggio cabarettistici ( molto spesso volgari)che vanno a detrimento della causa ,che essi a parole ,dicono di sostenere. Gli omosessuali dicono di costituire un largo numero di cittadini ,cittadini privati dei loro diritti e quindi diseguali:ebbene ,finiscano di appellarsi ad una presunta trasversalità omosessuale nel Parlamento .Questa presunta corrente omosessuale che attraverserebbe tutte le forze e tutti gli schieramenti rappresenta più un ostacolo che il giusto humus alle loro rivendicazioni.Per tutte le forze politiche esistono le "priorità del consenso elettorale" perciò le tematiche omosessuali ,una volta mediate ,in maniera consapevole o spontanea , da questo filtro pragmatico ( o utilitaristico,se volete) perdono d' importanza e finiscono per assomigliare a lamenti inopportuni e poco convincenti.Non propongo la costituzione di un nuovo partito antissessista ( non sarebbe poi una tragedia) ma ritengo indispensabile un 'operazione di Outing istituzionale.Esiste e risulta evidente e palese l'operato di una Lobbie omosessuale che investe risorse finanziarie e mediatiche nella promozione delle politiche gay:questa Lobbie ( non è una brutta parola) dovrebbe esplicitare queste risorse ed i suoi obiettivi ,spiegando a tutta la comunità quali sarebbero i vantaggi derivanti dal raggiungimento di quegli obiettivi ,non solo per gli omosessuali ma per il Popolo tutto.


La democrazia non ammette deroghe neanche nell'intimità del talamo . Avremo modo di ritornare sul macrocosmo e microcosmo delle istanze omosessuali e dei loro diritti civili.


Ora è il momento di esprimere una modesta valutazione sul fatto riportato dai media:


La regione Friuli mette in congedo matrimoniale un suo dipendente che ribadisco è un cittadino italiano.


Il matrimonio tra omosessuali non è previsto dall'ordinamento legislativo italiano,quindi in Italia non può essere riconosciuto e quindi alcun diritto sindacale o della disciplina del lavoro può discendere da esso e riconosciuto .Il comportamento assai censurabile è quello della Giunta Regionale Friuliana, con in testa il Governatore Illy.Queste "spinte centrifughe ed autonomistiche" non vanno nella sana direzione federativa ,altrimenti positiva ed auspicabile ,ma sono un vero petardo al confronto costruttivo tra il centro politico legiferativo ed il potere amministrativo locale.Poi ,la cosa è veramente triste ,perché illude molti cittadini che una delibera regionale o comunale possa trasformare una città o una regione nell'Eldorado della libertà e del'amore trasversale.Caro Illy ,Ella sotto la maschera del difensore civico nasconde l'effige dell'ennesima bufala e della presa per il ...naso.Faccia il caffé ,Le riesce sicuramente meglio...


Prat ,non omofobico.


Non mi parlate dell'Arci-Gay ,come fa un'associazione ,ampiamente partecipata dalla sinistra radicale,a condurre con le credenzali culturali giuste una battaglia di libertà e diritti civili per gli omosessuali ? Come fa ,se nel suo DNA culturale rimangono le tracce e gli schemi che portarono ,in tutti i paesi a dittatura comunista a discriminare, a perseguitare gli omosessuali fino a spedirli nei gulag e nei manicomi politici.Succede anche oggi a Cuba .Se ne sta accorgendo anche Grillini ...

venerdì 13 luglio 2007

I magnifici 5 assi: Pokerissimo di profilattici usati.



Questo l'uso istituzionale che viene fatto di questi assi. Evitare il "guaio" di un nuovo arrivo ,da tutti atteso ,ma non da tutti desiderato.Ecco il vero sistema contraccettivo di quella parte politica che chiamano Maggioranza ma che non è maggioritaria nemmeno verso se stessa. Questi residuati ci sono imposti dalla Costituzione che dimostra anche in questi frangenti tutta la sua obsolescenza e tutta la sua inadeguatezza verso la politica e la società dei nostri tempi.Il ruolo e le funzioni previsti dal dettato costituzionale per i cosiddetti senatori a vita sono uguali a quelle dei senatori eletti dal Popolo Sovrano.




Questo è un evidente vulnus di democrazia .Un vuoto evidente ed insanabile fino a quando non sarà attuata una profonda riforma della Costituzione.L'appello alla regola,alla norma costituzionale non è in grado di mitigare l'impatto immorale ed antipopolare che questi pezzi dell'apparato hanno sulla vita parlamentare.Non partecipano ai lavori delle commissioni dove nascono le leggi e le modifiche potenziali ma essi esprimono il loro voto in maniera unidirezionale come se la vecchiaia oppure le presunte opere meritorie dessero,a questi mummificati retaggi della Prima Repubblica accoppiati a mitici Nobel e carrozzieri di alto rango, l'onniscenza e la giusta visione della realtà e della politica.




Queste incerte e barcollanti figure segnate nel fisico e nella mente dal demone del Tempo sono ormai caricature ingombranti di quello che furono.Più è vicino il momento di fare i conti e più essi li sbagliano ,incuranti dei danni che questa agonia prolungata del governo ,da essi voluta e condivisa ,provoca al Popolo che non li ha eletti.




...Chissà ?




Se Dante avesse previsto un girone per i pagliacci egoisti che da vecchi non fanno più ridere ma fanno solo piangere forse la Cultura ci avrebbe sollevato da questo mesto e desolato vedere.Ma si sa i vecchi egoisti muoiono dalla paura di morire male ed in solitudine.




Prat

giovedì 12 luglio 2007

Strani "diritti"

In Svizzera una nuova rivendicazione omosessualista: "per il diritto di abbandonare i nostri figli eterosessuali", si legge su uno striscione.


martedì 10 luglio 2007

Una saga di Bufale alla memoria e tanti faccendieri

Craxi,Bettino Craxi

Una saga di Bufale alla memoria e tanti faccendieri affaccendati.


Seguiamo con la giusta attenzione tutti gli avvenimenti che si susseguono nella mini galassia socialista.Conteremo quanti PARTITI SOCIALISTI effettivamente esistono.Vi racconteremo delle fronde al loro intento.Vedremo quanti segretari ci sono e quanti segretari ci saranno e contro quali di essi si sta tramando per trombare.Vi parleremo di quante linee politiche si possono enumerare e tutte le loro sfumature.Vi racconteremo quante finiranno per essere risucchiate da Veltroni e il suo Polpettone Diabolico (PD).Vi diremo di questa corte dei miracoli che continua ,imperterrita, ad infangare la memoria e le idee di un Uomo che non si può più difendere.Vi racconteremo di questo sottobosco fatto di gnomi e mele avvelenate che predica con le parole di Bettino Craxi mentre ne umilia le alte valenze riformiste e democratiche.


Preparati ,popolo socialista a capire, chi si accinge a vendere le tue convinzioni al miglior offerente.


Prat

Il sudario del Partito Democratico

San_Walter_Veltroni2Il Partito Democratico ,si era compreso,è partito molto male !


Infatti anche i suoi fautori si sono accorti che il nome scelto è profondamente sbagliato.


Non ha la fisionomia di un partito e di democrazia non si avverte neanche l'ombra.


La corsa alla leadership corredata di eventuali primarie è il secondo grande tarocco da perpretare ai danni del popolo della sinistra riformista.Il primo tarocco fu propinato loro nelle famose ,libere,gioiose primarie che incoronarono il Morto-della come capo di una coalizione ,senza che questo sciagurato avesse un partito alle spalle.


Ora il "pacco" presenta un carattero degno dell'autolesionismo.tutti ne parlano ma nessuno ci crede. Le virtù taumaturgiche di Santo Walter non faranno il miracolo ma intanto già fanno ridere .Come un cioccolatino cinese lui sparge la sua saggezza afro-americana-orientale-romana e sancisce


:-Sono per il referendum ma non firmo ! La Sua Sostanza immanente gli consente di materializzare figure retoriche che fanno impallidire persino quelle famose ,quanto penose "Convergenze Parallelle"di catto-comunista memoria .


Si accorgerà presto che anche lui è un uomo solo ,buono per opporsi a Berlusconi e tentare una nuova improbabile vittoria .Un uomo da mandare in Africa appena inizieranno ,vincenti o perdenti le elezioni ,i regolamenti di conti interni a quel carozzone del PD e i regolamenti di conti con la Sinistra a sinistra del Polpettone Diabolico ( una sinistra fondamentalista sempre indispensabile per la riuscita elettorale).


Ma per il momento il Santo ,il vero Simon Templar di Roma,il nostro Walter deve avere la corsia libera e così hanno sgombrato la strada della candidatura unica all leadership.Hanno smaltito quel rifiuto tossico di Bersani.Il poveretto ,con la sua aria bonaria da pasta fresca e ragù ,è stato costretto a lasciare la corsa al Principe De Roma .Non gli sono bastate le famose lenzuolate che ormai somigliano sempre di più ad un sudario .


C'è proprio da piangere per il popolo delle primarie ( sempre che esso sia mai esistito ).


Prat

Life Earth:grande musica per grande bufala

Alla musica il compito di veicolare messaggi per la sopravvivenza del genere umano ? Quanti danari alla fine saranno raccolti per finanziare studi e consulenze che non porteranno altro che irrealizzabili quanto dannosi modelli di sviluppo.Una cossale,globale bufala stile Pecoraro Scanio si abbatte proprio sul Terzo mondo che invece ha bisogno di energia al più basso costo possibile .Ridicolo vedere quell'omone di Gore ,travestito da no global,che si esibisce nelle sue visioni apocalittiche .Esse serviranno a ricostituire il potere che le sue lobbies gli avevano sottratto dopo la trombatura delle elezioni.


Prat






live_earthCi fu un tempo in cui l’umanità ridusse enormemente le emissioni di CO2, il colpevole dell’effetto-serra, e dunque del riscaldamento globale: fu nella grande Depressione del ‘29.

Nel 1928, il biossido di carbonio (CO2) prodotto dalle industrie nel mondo ammontò a 1,1 miliardi di tonnellate.

Nel 1929, salì ancora a 1,7 milioni.

Poi, il crollo di Wall Street, e la grande depressione cominciò.

Nel 1932, l’emissione di CO2 dovuta alle industrie umane era crollata a 0,88 miliardi di tonnellate.

Un calo del 30%.

Poi la curva ricominciò a salire, lentamente e in modo continuo, nel 1939 era a 0,90 miliardi di tonnellate.

La ripresa tuttavia fu lentissima.

Solo con la guerra e la ricostruzione del dopoguerra, verso il 1945-50, si tornò ai valori antecedenti al 1029.

Il 30% in meno di emissioni di CO2: è un calo enorme, molto maggiore di ciò che si possa sperare di raggiungere con le norme che gli ecologisti vorrebbero imporre al mondo, come i «crediti» sulle emissioni di carbonio (volute dalla convenzione di Kyoto: i Paesi che emettono troppo possono «comprare» crediti da Paesi che emettono poco).

Molto più di quello che vorrebbe l’ecologista politico Al Gore.

Molto più di quanto chiede, esige, l’ONU, o l’Inter-Governmental Panel on Climate Ch’ange.

Un calo del 30%.

Dietro questa percentuale c’è la tragica paralisi della produzione e dei commerci industriali, la spaventosa riduzione dei consumi in Europa e in America.

Ci sono le fabbriche chiuse, le decine di milioni di disoccupati, i tempi durissimi per la massima parte della popolazione del pianeta.

Il decennio (1929-39) del tirare la cinghia, il più duro per una generazione che non avrebbe visto la luce alla fine del tunnel, se non sotto forma della seconda guerra mondiale - l’altra tragedia immane, la grande consumatrice di prodotti industriali e di vite umane - nei cinque anni seguenti.

Ma almeno, il CO2 prodotto dall’uomo bruciando carbone e petrolio calò.

L’aria sarà stata più pulita.

I cieli più sereni.

Il mutamento climatico da effetto-serra (di cui sicuramente il CO2 è responsabile) sarà stato bloccato.

Invece no, non fu così.




La concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre, espressa in parti per milione (ppm) non fece che salire.

Lentamente, di poco, ma inesorabilmente.

Nel 1928 era a 306 ppm.

Nel 1929, era 306.

Nel 1932, a 307.

E così via salendo, a piccolissimi ma inesorabili passi, fino al nostro oggi, dove siamo a 380 parti per milione.

Gli strumenti che controllano la concentrazione del gas-serra nell’aria a Mauna Loa (Hawaii) dal 1958, e i controlli sulle bolle d’aria intrappolate nei carotaggi estratti dai poli, mostrano sì variazioni, ma dovute alla natura: per esempio, tra l’estate e l’inverno la concentrazione può variare anche di 5 ppm, a causa del ciclo della fotosintesi delle foglie.

Ma la caduta verticale della produzione industriale dei primi anni ‘30 non ha causato nemmeno un calo di 1 ppm.

Immaginiamo di sovrapporre i due grafici relativi: quello delle emissioni industriali sale, scende a precipizio nel 1930/31, poi risale.

Quello della concentrazione di CO2 atmosferico sale lentamente ma senza mai scendere, e specialmente non scende quando scende l’altro.

A sovrapporre i due grafici è stato il professor Martin Hertzberg già nel 2001. (1)

Oggi Hertzberg è in pensione, ma è stato meteorologo per la US Navy; chimico e fisico laureato a Stanford, si è occupato per tutta la vita di combustioni esplosive, diventando il massimo esperto mondiale nell’accurata misurazione delle particelle sub-microscopiche nell’atmosfera (ha due brevetti in apparecchi di misurazione all’infrarosso).

Hertzberg non si è esposto come scettico della teoria sulla causa industriale del «global warming», ma ha tratto le semplici conclusioni dalla sovrapposizione dei due grafici.

Sì, la concentrazione di CO2 è cresciuta del 21% nel corso del secolo appena passato.

La temperatura terrestre è aumentata, anche se molto meno: mezzo grado centigrado tra il 1880 e il 1980, e da allora sale più rapidamente, più nelle regioni polari che altrove.

Ma, si domanda Hertzberg, è il CO2 a 380 ppm per milione a trattenere il 94% della radiazione solare assorbita nell’atmosfera?

Egli nota che il vapore acqueo è un assorbitore di calore altrettanto potente, e può essere presente nell’aria in percentuali fino al 2%, equivalenti a 20 mila parti per milione (ppm).

L’acqua, dunque?




L’acqua, onnipresente sulla Terra: oceani, nubi, ghiacci, nevi, vapore.

Una presenza enormemente più evidente del biossido di carbonio.

Eppure, i modelli elaborati dalla «scienza» del global warming non ne tengono conto.

L’attuale concentrazione di CO2 si ebbe anche nell’Eocene, 20 milioni anni prima della rivoluzione industriale: allora il biossido di carbonio salì a 300-400 ppm.

Che cosa causò, a quei tempi, l’effetto-serra?

Milutin Milankovitch, serbo, uno dei fondatori dell’astrofisica, studiò in ogni particolare, tra il 1915 e il 1940, tutte le possibili variabili all’opera nelle ere glaciali e post-glaciali.

Egli spiegò il ciclo dei riscaldamenti e raffreddamenti planetari con le variazioni dell’esposizione della Terra al Sole, dovute all’orbita ellittica, e alle variazioni di inclinazione (oscillazioni) dell’asse terrestre.

Egli ritenne che questa - la maggiore o minore irradiazione solare - fosse la causa primaria delle rilevanti variazioni di temperatura media tra glaciazioni e disgeli.

Hertzberg inclina alla stessa conclusione: oggi ci troviamo nella coda d’uscita dell’ultima era glaciale.

L’acqua copre oltre il 70% della superficie del pianeta.

E negli oceani, intrappolato in forma di carbonati, giace una quantità di CO2 almeno cento volte superiore a quello atmosferico.

Mentre avanza l’era post-glaciale gli oceani, riscaldati, emettono gas carbonico, proprio come una bibita gassata estratta dal frigorifero, che svapora mentre raggiunge la temperatura ambiente.

«E’ il riscaldamento degli oceani che provoca l’aumento del CO2 nell’atmosfera, non il contrario», sostiene perciò Hertzberg.

Difatti, recenti studi mostrano che negli scorsi milioni di anni l’aumento del CO2 nell’aria ha fatto seguito al riscaldamento climatico, con un ritardo fra gli 800 e i 2.600 anni.

Se Hertzberg ha ragione, allora tutte le misure invocate dall’ecologismo per ridurre le emissioni industriali non hanno senso alcuno.

In particolare, non ne ha il cervellotico meccanismo dei «crediti di emissione» pensato a Kyoto, questa compra-vendita di diritti di inquinare che vuole introdurre un incentivo di «mercato» alla decrescita produttiva.

Un’escogitazione ideologica - del liberismo - a soccorso dell’ideologia dell’ambientalismo malthusiano, che vede nella popolazione umana un «eccesso» e una malattia.




Il liberismo globale e l’ecologismo uniti a creare complessi di colpa a un’umanità che ha dimenticato il senso del peccato, ma non l’oscuro rimorso.

Il commercio dei «crediti d’emissione» equivale, dice Alexander Cockburn, alla «vendita delle indulgenze» del Papato di sei secoli fa: il peccatore poteva, con un esborso, comprarsi il purgatorio anziché l’inferno.

Lo stesso meccanismo di indulgenze viene offerto oggi dalla religione del liberismo ecologico, ma stavolta su basi ovviamente tecnocratiche.

Proprio vero quel che diceva Chesterton: l’uomo miscredente è quello che crede a qualunque cosa.

Invece, se Hertzberg ha ragione, a comprare «diritti» a man bassa dovrebbe essere Poseidon, il dio del mare.

Lui il vero colpevole.



Maurizio Blondet






Note

1) Alexander Cocburn, «Is global warming a sin?», Counterpunch, 29 aprile 2007.

lunedì 9 luglio 2007

I miti fondatori della società multirazziale



di Raffaele Ragni (Rinascita, marzo 2007)

Tra i miti fondatori della società multirazziale il più noto è quello del melting pot. L’espressione significa letteralmente pentola di fusione ed è usato nel linguaggio comune, oltreché nella storiografia americana, per indicare quel processo di mescolanza tra razze e culture diverse che dovrebbe far nascere un nuovo tipo umano. L’immagine serve a descrivere il fenomeno che in parte è avvenuto negli Usa, ma soprattutto a prescrivere ciò che, in linea di principio dovrebbe avvenire, sia negli Usa che nel mondo. E’ dunque un termine al tempo stesso descrittivo e prescrittivo, che richiama un aspetto della storia americana e caratterizza uno dei modelli sociali più funzionali al sistema mondialista.
La sua origine è nel titolo di un opera teatrale - appunto The Melting Pot - scritta da Israel Zangwill nel 1909 e rappresentata con grande successo nelle principali città americane. A New York tenne addirittura il cartellone per 136 rappresentazioni. In essa veniva drammatizzata, e resa accessibile ad un vasto pubblico, una situazione che riguardava milioni di immigrati. Il protagonista è un giovane immigrato ebreo di nome David, fermamente convinto che, giunto in America, l’immigrato debba rinunciare al suo passato. La sua famiglia è stata massacrata in un progrom antisemita in Russia ed egli, che è un musicista, sta componendo una grandiosa sinfonia che dovrà esprimere musicalmente l’idea di un’armoniosa convivenza tra sradicati di origine diversa.

Il giovane musicista ebreo s’innamora di Vera, un’assistente sociale anche lei di origine russa ma di religione cattolica. Tale diversità non costituisce un ostacolo al loro amore finché David non scopre che il padre di Vera è l’ufficiale russo che fece massacrare la sua famiglia. Dapprima la lascia ma poi, visto il successo della sua sinfonia, decide di tornare da lei. L’opera termina con David e Vera felicemente abbracciati che inneggiano alla mescolanza razziale mirando in lontananza la statua della libertà illuminata dal sole al tramonto.

Nei dialoghi il giovane David usa ripetutamente l’espressione melting pot riferendosi all’America come “crogiuolo di Dio, la grande pentola di fusione dove tutte le razze d’Europa si fondono e si riformano”. Afferma inoltre che “il vero americano, la fusione di tutte le razze, il futuro superuomo” non ha fatto ancora la sua comparsa, ma si trova ancora informe nell’impasto della grande pentola che frattanto bolle assiduamente per volere di Dio, il grande alchimista. Da questa mescolanza, dovrebbe nascere un nuovo popolo eletto, appunto gli Americani, che avrebbero instaurato, dovunque nel mondo, “la futura repubblica dell’uomo”.

Israel Zangwill ha il merito di aver inventato il termine melting pot nel 1909, ma l’idea che l’identità americana nascesse dalla mescolanza etnica era stata già espressa nel 1782 da un immigrato francese - un certo Hector St.John de Crévecour, autore del libro Letters from an american farmer - secondo cui individui di tutte le nazioni, melted sul suolo americano fino a formare una nuova razza umana, avrebbero imposto in tutto il mondo una nuova civiltà. Per Zangwil i matrimoni misti sono di fondamentale importanza. Invece per de Crévecour basta l’influsso dell’ambiente, la convivenza di razze diverse su di un’unica terra. A caratterizzare l’americano non sarebbero quindi il meticciato biologico o il sincretismo religioso, ma un sistema di valori ed uno stile di vita peculiari.

Un altro mito fondatore della società multirazziale, più realistico del melting pot, è quello della
salad bowl. L’espressione significa letteralmente scodella dell’insalata ed è usato per affermare il diritto di ogni immigrato di conservare la sua identità culturale e religiosa, anche se in contrasto con quella prevalente nella nazione ospite. Come le diverse verdure mischiate in un’insalatiera non perdono il loro sapore originario anche se vengono condite tutte allo stesso modo, così gli immigrati non devono farsi assimilare dalla cultura e dalla religione dei nativi anche se tutti sono governati da unico ordinamento giuridico.
L’immagine, alquanto recente, della salad bowl richiama il concetto di cultural pluralism definito fin dal 1924 da un immigrato tedesco - un certo Horace M.Kallen, autore di una raccolta di saggi intitolata Culture and democracy in the United States - secondo cui ogni immigrato deve conservare le usanze del suo Paese di origine donandole alla collettività d’approdo nella sua integrità, senza dissolverle nel grande calderone americano. Questo sarebbe l’unico modo di prevenire la totale alienazione dell’individuo in un società sempre più industrializzata e conformista.

Più che una critica all’idea di Zangwill, quella di Kallen è una presa d’atto, estremamente realistica, dell’impossibilità di instaurare in tempi brevi una società multirazziale fondata sul meticciato ed il sincretismo religioso.
Malgrado possano sembrare alternativi, i due modelli sono complementari. La salad bowl prepara il melting pot, ma senza collocarsi in successione temporale. Ciò significa che la società multirazziale si ispira all’utopia della mescolanza, ma si realizza nell’immediato conservando la differenziazione. Entrambi i modelli presuppongono la disintegrazione del legame di ogni uomo con la sua terra. L’immigrato deve rinunciarvi, il nativo deve cederla. Ma la salad bowl, ed è questo il vantaggio per gli equilibri del sistema mondialista, consente al migrante sradicato di sentirsi tale fino al momento in cui non senta più il bisogno di radicamento.
Dal punto di vista dei nativi - cioè del popolo che è posto di fronte all’alternativa se accogliere o respingere gli immigrati, in tutto o in parte - l’erosione dei contenuti e del sentimento della propria identità nazionale avviene comunque, qualunque modello si applichi. La perdita d’identità appare irreversibile più secondo l’idea del pluralismo - che ghettizza identità castrate ed esclude a priori ogni ipotesi di assimilazione culturale degli allogeni - invece che secondo l’idea della mescolanza - che consente sempre l’integrazione con popoli della stessa religione e dello stesso ceppo razziale, anche se di diversa cultura ed etnia.
In generale, le differenze che creano maggiori conflittualità sono quelle religiose, soprattutto se gli immigrati si comportano da integralisti perpetrando usanze disumane (es. l’infibulazione) o praticando riti satanici (es. il woodoo).
Nella realtà concreta i due miti fondatori della società multirazziale - il melting pot e la salad bowl - agiscono entrambi sull’immaginario collettivo consolidando l’idea che le identità nazionali sono destinate a dissolversi, che non c’è alternativa alla globalizzazione, che un unico governo mondiale finirà per dominare un’umanità omologata da valori cosmopoliti. I due modelli sociali, per nulla alternativi l’uno all’altro, si integrano perfettamente. Il folklore sopravvive nei ghetti ed il sincretismo religioso genera un ateismo pratico.
Ma la realtà dell’immigrazione non è quella teorizzata dagli apologeti della società multirazziale. Ciò vale sia per i migranti che per i nativi. E’ un dramma, sia nostro che loro.
Il fenomeno tuttavia serve agli equilibri del sistema mondialista. Innanzitutto consente ai governi del Terzo mondo di espellere masse di impoveriti in modo da ridurre la spesa sociale in conformità alle politiche di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. In secondo luogo consente alla classe imprenditoriale dei Paesi di approdo di contenere il costo del lavoro, giacché aumenta la massa di proletari disposti a farsi assumere per pochi soldi pur di sopravvivere. Infine consente alle multinazionali del largo consumo di trovare dovunque nel mondo le stesse tipologie di potenziali acquirenti ed offre ai globalisti l’opportunità di affermare che la mondializzazione dell’economia è un fenomeno inarrestabile.