lunedì 30 luglio 2007

Il buco nero causato da immigrazione e associazioni assistenziali

Dal quaderno n° 2 di Polaris L'immigrazione, a cura di Francesco Amato, Pietro Battistella, Francesco Boco, Paolo Caioli, Maria Teresa Ferazzoli, Andrea Forti, Vincenzo Pino, Augusto Ricci, Adriano Scianca - coordinatore: Gabriele Adinolfi (pp. 6-8).

Buco nero e banda del buco


L’immigrazione è un paradiso o un inferno?

A questa domanda, certuni, fermi sulle loro convinzioni ideologiche, rispondono che si tratta di un paradiso, o perlomeno di un paradiso possibile. Altri la considerano un inferno. Di certo, benché non sia assolutamente coretto impostare così la questione, un paradiso non è.

Non è un paradiso in Italia, come vedremo; e non lo è di sicuro all’estero.

In Francia trent’anni e più di legislazione pro-immigratoria forse hanno inizialmente aiutato le imprese ma poi hanno finito col costare, non solo socialmente (il vulcano delle banlieues è oramai sempre acceso con quel che ne consegue in brutalità criminose) e culturalmente (la regressione culturale e linguistica da massificazione si è rivelata sorprendente) ma anche economicamente.

Il debito pubblico transalpino al 2006 conta ben 80 miliardi di euro di passivo per il sostentamento degli organismi sociali. Si pensi a questo proposito che subito
dopo la rivolta delle banlieues del novembre 2005 i fondi per le associazioni assistenziali ai banlieusards che dovevano inizialmente essere ridotti sono stati immediatamente raddoppiati!
Ben più rivelatorie le cifre della Germania.

Gli immigrati disoccupati, solo in termini di sussidio pubblico, sono costati 45 miliardi nel quinquennio 2000-2005 e questo in misura progressiva, visto che nel solo 2005 il costo ha superato i 10 miliardi e mezzo di euro. L’assistenza familiare pesa per 18,5 miliardi all’anno. L’assistenza sociale in Germania è per oltre i due terzi appannaggio degli immigrati, l’ottanta per cento dei quali beneficia dell’assistenza senza versare alcun contributo ed ha diritto a cure mediche, ricoveri in ospedale e in case di riabilitazione a titolo gratuito. 16 miliardi di euro all’anno sono investiti per cercare di approntare sistemi scolastici che permettano in qualche modo la riduzione del gap culturale. I detentori del titolo di “diritto d’asilo” comportano altri 50 miliardi di euro annui sulle casse tedesche.

Queste cifre inducono a riflettere.

Esse fanno giustizia di un luogo comune del tutto campato in aria: quello secondo il quale
l’immigrato, in quanto forza-lavoro, rappresenterebbe una risorsa che consentirebbe di rifondere, con i suoi contributi, i capitali dell’assistenza sociale in nazioni come la nostra in tendenza alla denatalità: per il momento invece, e significativamente in paesi dall’immigrazione lungamente radicata, avviene l’esatto contrario.
Le cifre ci attestano ancora un altro dato: e cioè che l’immigrazione costa molto alla collettività in termini economici.

C’è però un terzo dato sul quale non si è soliti soffermarsi ma che è capitale, strategico.
Del buco nero causato alle casse del paese esistono numerosi beneficiari; associazioni di aiuti all’emigrato, assistenti sociali, funzionari vari i quali, uniti tra loro a rete e organizzati in stile lobbistico, impongono ai politici il perseverare una politica di sprechi di cui i loro organismi, la cui struttura parassitaria è inequivocabile, beneficiano economicamente. E, visto il perpetrarsi di un insuperabile disagio, i loro esponenti di spicco ne beneficiano anche politicamente o personalmente in quanto sono considerati “esperti” e, agendo come indiscussi mediatori, acquisiscono un’influenza sempre maggiore che si rivela monetizzabile.

L'immigrazione
(Polaris), pp. 6-8

Fatti d'Europa

sabato 28 luglio 2007

Bananas,analfabeti,quaquaraquà,soldi e sogni

bananaQuaquaraquà ritrattano


Francesco Paolo Giuffrida ritratta e rinnega la fondatezza della sua famosa consulenza e spiega anche i motivi della parzialità del suo operato. E bacchetta la procura. Sottolinea infatti che la sua attività andava completata ma ciò mai avvenne perché il procedimento finì archiviato. Aggiunge che il suo lavoro era «costantemente sottoposta allo specifico e ineludibile coordinamento ed al diretto controllo dei Pm». E anzi fu proprio sotto le loro strette direttive che si arrivò alla «scelta dei documenti da consultare e acquisire agli atti». (da pubblica intervista ,27Luglio 2007)


fininvestLa vicenda inizia il 5 dicembre 1997 quando la procura di Palermo, dopo aver sentito dei pentiti di mafia secondo i quali Fininvest avrebbe utilizzato capitali sporchi, affida a Francesco Paolo Giuffrida l'incarico l'incarico di «verificare la legittimità degli apporti finanziaria intervenuti alle origini della Fininvest da parte di soggetti terzi». Giuffrida compie le sue analisi e deposita le sue considerazioni nell'aprile del 1999. Il gip Gioacchino Scaduto le legge e archivia a dicembre di quell'anno il procedimento. Mancano le prove. Passano sei mesi e la relazione finisce al processo Dell'Utri. In aula, si legge sempre nella transazione «Giuffrida sostiene che per otto delle operazioni esaminate non era riuscito ad identificare l'origine della provvista. Il che aveva generato nell'opinione pubblica la convinzione che la società potesse avere effettivamente goduto dell'apporto di capitali di provenienza mafiosa». Accuse pensanti che spingono l'azienda, dopo la definizione in primo grado del procedimento, ovvero nel 2006, a citare Giuffrida per i gravi danni patiti. In pratica la Fininvest sostiene che il perito poteva ricostruire le otto operazioni e verificare che i denari «erano pacificamente rivenienti da persone, fisiche o giuridiche, tutte immediatamente riferibili all'allora costituendo gruppo Fininvest e quindi senza alcun afflusso di denaro dall'esterno».

Giuffrida replicava sostenendo che la consulenza era incompleta perché costituiva «solo una prima ipotesi di lavoro», da integrare.


Ora questo mediocre funzionario della Banca D'Italia


Ricchi analfabeti di ritorno


Piero Ricca"Continueremo a seguire la vicenda, perché esprime una tendenza sempre più diffusa a Puffonia: il neo-maccartismo verso le persone dalla schiena non flessibile.Francesco Giuffrida non deve essere lasciato solo." ( Piero Ricca,13 Novembre 2006)




marco travaglio"Poniamo che un rapinatore venga ripreso a volto scoperto dalla telecamera di una banca mentre la svaligia. E che i giudici lo assolvano, con formula dubitativa, con questa argomentazione: ma vi pare possibile che un rapinatore sia cosi cretino da farsi riprendere dalla telecamera senza coprirsi il volto? Con un ragionamento (si fa per dire) analogo, Silvio Berlusconi è stato assolto dalla...


( Marco Travaglio,18/05/2007) tratto dalla serie " La scomparsa dei fatti"



Blogger: praticomondo Il sottoscritto che fa il verso a Francesco Totti


"Quante bananas vi siete magnate co li sordi rubbati pe sta a scrivere ste stronzate ,cazzari?"



bananaquaquaraquà scriveva per avere solidarietà



“Le numerosissime manifestazioni di solidarietà, pervenute in mio favore, mi hanno fatto comprendere che su certe vicende, come quella da me oggi vissuta, è ancora possibile coagulare un movimento di opinione che può incidere positivamente nei confronti del contesto esterno.

Come avete avuto modo di leggere nelle e-mail che Giuseppe Giolitti vi ha mandato, all’ulteriore articolo di Marco Travaglio, comparso sull’Unità il 21 ottobre, la Banca d’Italia ha nuovamente risposto effettuando talune precisazioni nonché fornendo rassicurazioni.

Ed in effetti segnali positivi da ultimo mi sono giunti da parte dei vertici della Banca d’Italia che hanno dimostrato la stima e l’apprezzamento per il lavoro da me sinora svolto sia conferendomi nuovi ulteriori incarichi sia coinvolgendomi in attività esterne.

Desidero quindi ringraziare tutti per la solidarietà fattami generosamente pervenire attraverso l’amico Giolitti che si è prodigato, con grande dedizione, per evitare che la provocazione cui sono stato oggetto cadesse nel silenzio mediatico.

Solo attraverso la mobilitazione via internet è stato possibile portare a conoscenza dell’opinione pubblica “le azioni di rivalsa” poste in essere dalla Fininvest contro la mia persona, nel silenzio, o quasi, dei mezzi di comunicazione e dei settimanali e quotidiani in particolare.

Infatti solo pochi giornalisti avevano in precedenza, o hanno successivamente, pubblicato la notizia.

In proposito appare davvero singolare il silenzio di un settimanale che a suo tempo dedicò diverse pagine per informare i lettori sui contenuti della mia consulenza tecnica oltre che l’intera copertina.

In occasione della citazione per danni il settimanale in parola infatti, ha ritenuto di pubblicare solo un piccolo box con informazioni generiche, evitando poi di riprendere la notizia, così come da ultimo comparsa in internet.

Siamo quindi ancora in presenza di una informazione pilotata e limitata? Probabilmente sì.

Ed è per questo motivo che chiedo a Giuseppe Giolitti di continuare a fornire a tutti voi le notizie sull’evolversi della subita citazione per danni”.

(Francesco Paolo Giuffrida,10 Novembre2006 )


Cari ricchi analfabeti di ritorno adesso trovatevi qualche altro stupefacente da dare in overdose ai cazzari che vi credono novelli evangelisti.Ne va delle vostre tasche e della vostra popolarità!


Prat

lunedì 16 luglio 2007

Prospettive allarmanti per il Regno (dis)Unito

Pubblicato in Fatti d'Europa il 02/05/2007

David Conway, membro di un comitato di esperti indipendente sulle politiche sociali della Gran Bretagna (Civitas), è l'autore di un rapporto di recente pubblicazione dal titolo A Nation of Immigrants?. In questo libello di cento pagine David Conway mette in discussione la tesi di coloro che tendono a minimizzare le ripercussioni della recente immigrazione di massa spacciandola per uno dei tanti fenomeni "naturali" e "fisiologici", già visto nel corso della storia. Come si evince dallo stesso titolo, l'autore confuta l'idea tipicamente multietnicista di una Gran Bretagna che sarebbe nata e si sarebbe sviluppata come nazione essenzialmente ibrida, "meticcia" (quante volte avrete sentito ripetere la stessa "cafonata" a proposito dell'Italia?). Infatti, numeri alla mano si può facilmente constatare che le ondate migratorie dei secoli precedenti, come quelle dei Normanni, degli Ugonotti o degli Ebrei, furono ben poca cosa se paragonate a quelle che hanno avuto inizio da almeno vent'anni a questa parte. Oggi l'immigrazione aumenta ogni 2 anni di un punto percentuale la popolazione britannica, quando gli immigrati dei secoli addietro hanno apportato lo stesso "contributo umano" (in termini percentuali) distribuito nell'arco di decenni. E' dunque evidente che la situazione cui il paese sta assistendo è senza precedenti (ovviamente è possibile estendere il discorso, almeno nelle sue linee generali, ad altri paesi europei, Italia compresa). Ma più interessanti sono le conclusioni alle quali giunge il rapporto: la consistenza dei flussi migratori attuali è tale da minacciare il Regno Unito come nazione, aprendo la strada ad una possibile crisi e disintegrazione politica. Stabilità, armonia sociale, libertà e tolleranza sarebbero in serio pericolo a causa dello stravolgimento che si è prodotto nella composizione demografica, la quale in aggiunta risente della bassa fertilità tra la popolazione indigena. Civitas stima addirittura che il "punto di non ritorno" potrebbe essere stato raggiunto e che quindi il Regno Unito possa già considerarsi non più una nazione unica e coesa.
Lo scenario prospettato da Conway sembra essere in linea con le previsioni della demografa Michèle Tribalat, che tempo fa aveva parlato del rischio nell'imminente futuro di secessioni territoriali in Francia.

Fonti:
1. BBC News
2. Civitas

1.
Migration 'tipping point reached'

Immigration could lead to the political break-up of Britain, according to right-wing think-tank Civitas.

A pamphlet by the group suggests that Britain may have reached a "tipping point" beyond which it could no longer be seen as a single nation.
Shadow home secretary David Davis has called on the government to put a cap on those coming to the UK.
The Home Office said it had already announced a tough new points system aimed at immigrants.
The Civitas pamphlet - A Nation of Immigrants? - said the "seemingly reckless pace and scale" of immigration was bound to cause concern for people who saw the UK as a model of tolerance and freedom.
The 100-page booklet said Britain may have already reached a tipping point beyond which it could not longer be said to be a single nation.
"Once such a point is reached, political disintegration may be predicted to be not long in following," the report said.
Shadow home secretary David Davis said: "We know that unchecked immigration is putting pressure on housing and local services.
"Now this report shows that its effects are potentially even more serious."
"Given the limited number of schools, hospitals and houses, the government must apply a limit on the amount of people entering the country," he concluded.
A Home Office spokesman said the government supported legal migration which greatly benefited the economy and meant skilled migrants could fill labour gaps.
Ministers had also announced a new tough Australian-style points system for immigrants, he added.
"However, there are legitimate concerns about managing some of the effects of migration on communities. The government is listening to these concerns."
The spokesman also pointed to plans to create a panel to advise on where migrants would be best placed to fill gaps in the labour market.
David Conway, author of the Civitas report, said: "The view that Britain is a nation of immigrants suggests Britain has always experienced immigration on its present-day scale from time immemorial, which is by no means the case."

2. Unparalleled levels of immigration threaten Britain's cohesion as a nation

Immigration into Britain is now running at a level that is without precedent in our history and which threatens our cohesion as a nation, according to a report from the independent social policy think-tank Civitas.

In A Nation of Immigrants? David Conway takes issue with those who minimise the threat posed by mass immigration by claiming that this is nothing new; that we are a 'mongrel nation'; and that, in the words of the Commission on Racial Equality, 'everyone who lives in Britain today is either an immigrant or the descendant of an immigrant' (pp.2-3). He argues, to the contrary, that from the time England can be considered to have become a nation, immigration has never risen above very low levels and had no serious demographic impact until the last part of the twentieth century. Since 1997, however, Tony Blair's Labour government has effectively abandoned even the goal of limiting immigration. As a result, by encouraging unending mass immigration as a permanent feature of the political landscape, there may result a disintegration of the bonds that hold together the group of people that constitutes a nation:

'The country may possibly have already reached a tipping point beyond which it can no longer be said to contain a single nation. Should that point have been reached, then ironically, in the course of Britain having become a nation of immigrants, it would have ceased to be a nation. Once such a point is reached, political disintegration may be predicted to be not long in following'. (p.95)

[...]

Not so much waves as ripples

David Conway shows just how small these famous historic waves of immigration actually were. French Protestants fleeing religious persecution, known as Huguenots, began arriving in Britain in the sixteenth century, and came in much larger numbers after the revocation of the Edict of Nantes in 1685. They settled initially in the East End of London and became successful entrepreneurs, especially in the silk industry. However, their overall numbers cannot have exceeded 50,000, representing about one per cent of the population (p.50).

The wave of Jews escaping the pogroms who began to arrive in London towards the end of the nineteenth century represented an even smaller percentage increase to the population. In the last quarter of the nineteenth century there were 155,811 Jewish immigrants(p.59), and even if we include immigration between the two world wars, their numbers would not have been much over 225,000 - representing about 0.5% of the population.

The situation changed significantly at the end of World War II, when Britain experienced large-scale immigration from New Commonwealth countries, especially in Asia and the West Indies. This led to a series of acts of parliament to restrict immigration, including the 1962 Commonwealth Immigrants Act (p.73) and the 1971 Immigration Act (p.76), which brought primary immigration from New Commonwealth countries under control. However, the political turbulence of the 1990s saw a great increase in applications for asylum, from about 4,000 a year in the 1980s to about 98,000 in 2000 (p.93). Numbers rose rapidly following the election of New Labour in 1997, and, in the face of great public disquiet, the government introduced measures to reduce bogus asylum applications and to remove failed applicants (p.80). Although they have achieved some measure of success in these fields, it has done nothing to staunch a flow of immigration that has now reached the level of a flood:

'…since 1997 asylum seekers have never comprised the majority of immigrants to Britain… there are four other principal ways by which lawful entry to Britain may be gained which have all increased markedly since 1997 as a result of government policies. These are: family reunion, including marriage; full-time study; through having obtained a work permit or some other form of authorisation to work here; and, finally, EU citizenship.' (p.81)

Immigration now adds one per cent to the population every two years

As a direct result of the policies of the present government, which amount to a virtual abandonment of the control of our borders, immigration is now running at levels which have never been seen before in our history. In 2004 and 2005 net foreign immigration was 342,000 and 292,000 respectively, representing an increase in the population of one per cent in two years. Compared with earlier waves of immigration like the Huguenots and the Jews, who increased the population by one per cent or less over a period of decades, it is clear that we are in an unprecedented situation.

Stability, freedom and tolerance under threat from immigration

David Conway argues that current levels of immigration raise questions not only about numbers but about integration - although the second is related to the first. Until the last part of the twentieth century Britain's immigrant population comprised only a very small proportion of the total population. As a result, in order to flourish they had to adapt to the prevailing culture and integrate. This has given Britain an enviable record of social harmony combined with considerable ethnic and cultural plurality. However, the presence of large ethnic communities, for some of whom integration with the host culture is not an aim, is threatening this social harmony.

Those who cherish Britain's comparative stability, freedom, and tolerance cannot afford to ignore the potential threat that is posed to it by the large-scale changes in its demographic composition now taking place as a result of recent large-scale immigration in combination with declining fertility among its indigenous population. A society must always find it harder to reproduce its political culture and to maintain its traditions the less deeply rooted its members become in it historically and ethnographically. Of late, there has been a growing realisation of the plausibility of some such claim in light of the discovery that all four suicide bombers of 7 July 2005 were British-born, second generation British Muslims who had grown up in Britain in highly segregated enclaves in which normal patterns of acculturation into mainstream British life have apparently become far harder to sustain. It is particularly in light of how quickly and recently many such enclaves have sprung up in Britain, and are continuing to grow apace, that all those who want to see Britain remain the stable, liberal, and tolerant country it has been for so long need to consider carefully how much truth or falsehood is contained in the claim hat Britain is and has always been a nation of immigrants. (p.6)

'A Nation of Immigrants? A brief demographic history of Britain' by David Conway is published by Civitas, 77 Great Peter Street, London SW1P 2EZ tel 020 7799 6677, www.civitas.org.uk, price £10.00 inc. pp.

Una tazza di caffé ad un matrimonio gay

matrimonio omosex


Lo sposo è un italiano , dipendente dell’ente Regione Fiuli nella sede dell'Unione Europea a Bruxelles , l’altro sposo è belga. L’unione gay è stata celebrata ad Anversa, dove i matrimoni tra omosessuali sono riconosciuti. La foto dell'unione è vecchia di un anno.


Le "anime belle" diranno che io voglio cominciare con il solito comportamento sessista ed omofobico ( invece nonostante io abbia,con grande soddisfazione, forti convincimenti religiosi cattolici sono un laico sanguigno ,convinto che gli esseri umani vadano giudicati dai loro simili per il loro comportamento (rispettoso ed osservante o meno ) della comunità e delle Leggi che essa esprime quando è guidata da una maggioranza democratica . Sul tema dei diritti civili ,mi sento di consigliare a tutti coloro che si fanno attori in questa "lotta anti-sessista" di abbandonare atteggiamenti vittimistici o peggio cabarettistici ( molto spesso volgari)che vanno a detrimento della causa ,che essi a parole ,dicono di sostenere. Gli omosessuali dicono di costituire un largo numero di cittadini ,cittadini privati dei loro diritti e quindi diseguali:ebbene ,finiscano di appellarsi ad una presunta trasversalità omosessuale nel Parlamento .Questa presunta corrente omosessuale che attraverserebbe tutte le forze e tutti gli schieramenti rappresenta più un ostacolo che il giusto humus alle loro rivendicazioni.Per tutte le forze politiche esistono le "priorità del consenso elettorale" perciò le tematiche omosessuali ,una volta mediate ,in maniera consapevole o spontanea , da questo filtro pragmatico ( o utilitaristico,se volete) perdono d' importanza e finiscono per assomigliare a lamenti inopportuni e poco convincenti.Non propongo la costituzione di un nuovo partito antissessista ( non sarebbe poi una tragedia) ma ritengo indispensabile un 'operazione di Outing istituzionale.Esiste e risulta evidente e palese l'operato di una Lobbie omosessuale che investe risorse finanziarie e mediatiche nella promozione delle politiche gay:questa Lobbie ( non è una brutta parola) dovrebbe esplicitare queste risorse ed i suoi obiettivi ,spiegando a tutta la comunità quali sarebbero i vantaggi derivanti dal raggiungimento di quegli obiettivi ,non solo per gli omosessuali ma per il Popolo tutto.


La democrazia non ammette deroghe neanche nell'intimità del talamo . Avremo modo di ritornare sul macrocosmo e microcosmo delle istanze omosessuali e dei loro diritti civili.


Ora è il momento di esprimere una modesta valutazione sul fatto riportato dai media:


La regione Friuli mette in congedo matrimoniale un suo dipendente che ribadisco è un cittadino italiano.


Il matrimonio tra omosessuali non è previsto dall'ordinamento legislativo italiano,quindi in Italia non può essere riconosciuto e quindi alcun diritto sindacale o della disciplina del lavoro può discendere da esso e riconosciuto .Il comportamento assai censurabile è quello della Giunta Regionale Friuliana, con in testa il Governatore Illy.Queste "spinte centrifughe ed autonomistiche" non vanno nella sana direzione federativa ,altrimenti positiva ed auspicabile ,ma sono un vero petardo al confronto costruttivo tra il centro politico legiferativo ed il potere amministrativo locale.Poi ,la cosa è veramente triste ,perché illude molti cittadini che una delibera regionale o comunale possa trasformare una città o una regione nell'Eldorado della libertà e del'amore trasversale.Caro Illy ,Ella sotto la maschera del difensore civico nasconde l'effige dell'ennesima bufala e della presa per il ...naso.Faccia il caffé ,Le riesce sicuramente meglio...


Prat ,non omofobico.


Non mi parlate dell'Arci-Gay ,come fa un'associazione ,ampiamente partecipata dalla sinistra radicale,a condurre con le credenzali culturali giuste una battaglia di libertà e diritti civili per gli omosessuali ? Come fa ,se nel suo DNA culturale rimangono le tracce e gli schemi che portarono ,in tutti i paesi a dittatura comunista a discriminare, a perseguitare gli omosessuali fino a spedirli nei gulag e nei manicomi politici.Succede anche oggi a Cuba .Se ne sta accorgendo anche Grillini ...

venerdì 13 luglio 2007

I magnifici 5 assi: Pokerissimo di profilattici usati.



Questo l'uso istituzionale che viene fatto di questi assi. Evitare il "guaio" di un nuovo arrivo ,da tutti atteso ,ma non da tutti desiderato.Ecco il vero sistema contraccettivo di quella parte politica che chiamano Maggioranza ma che non è maggioritaria nemmeno verso se stessa. Questi residuati ci sono imposti dalla Costituzione che dimostra anche in questi frangenti tutta la sua obsolescenza e tutta la sua inadeguatezza verso la politica e la società dei nostri tempi.Il ruolo e le funzioni previsti dal dettato costituzionale per i cosiddetti senatori a vita sono uguali a quelle dei senatori eletti dal Popolo Sovrano.




Questo è un evidente vulnus di democrazia .Un vuoto evidente ed insanabile fino a quando non sarà attuata una profonda riforma della Costituzione.L'appello alla regola,alla norma costituzionale non è in grado di mitigare l'impatto immorale ed antipopolare che questi pezzi dell'apparato hanno sulla vita parlamentare.Non partecipano ai lavori delle commissioni dove nascono le leggi e le modifiche potenziali ma essi esprimono il loro voto in maniera unidirezionale come se la vecchiaia oppure le presunte opere meritorie dessero,a questi mummificati retaggi della Prima Repubblica accoppiati a mitici Nobel e carrozzieri di alto rango, l'onniscenza e la giusta visione della realtà e della politica.




Queste incerte e barcollanti figure segnate nel fisico e nella mente dal demone del Tempo sono ormai caricature ingombranti di quello che furono.Più è vicino il momento di fare i conti e più essi li sbagliano ,incuranti dei danni che questa agonia prolungata del governo ,da essi voluta e condivisa ,provoca al Popolo che non li ha eletti.




...Chissà ?




Se Dante avesse previsto un girone per i pagliacci egoisti che da vecchi non fanno più ridere ma fanno solo piangere forse la Cultura ci avrebbe sollevato da questo mesto e desolato vedere.Ma si sa i vecchi egoisti muoiono dalla paura di morire male ed in solitudine.




Prat

giovedì 12 luglio 2007

Strani "diritti"

In Svizzera una nuova rivendicazione omosessualista: "per il diritto di abbandonare i nostri figli eterosessuali", si legge su uno striscione.


martedì 10 luglio 2007

Una saga di Bufale alla memoria e tanti faccendieri

Craxi,Bettino Craxi

Una saga di Bufale alla memoria e tanti faccendieri affaccendati.


Seguiamo con la giusta attenzione tutti gli avvenimenti che si susseguono nella mini galassia socialista.Conteremo quanti PARTITI SOCIALISTI effettivamente esistono.Vi racconteremo delle fronde al loro intento.Vedremo quanti segretari ci sono e quanti segretari ci saranno e contro quali di essi si sta tramando per trombare.Vi parleremo di quante linee politiche si possono enumerare e tutte le loro sfumature.Vi racconteremo quante finiranno per essere risucchiate da Veltroni e il suo Polpettone Diabolico (PD).Vi diremo di questa corte dei miracoli che continua ,imperterrita, ad infangare la memoria e le idee di un Uomo che non si può più difendere.Vi racconteremo di questo sottobosco fatto di gnomi e mele avvelenate che predica con le parole di Bettino Craxi mentre ne umilia le alte valenze riformiste e democratiche.


Preparati ,popolo socialista a capire, chi si accinge a vendere le tue convinzioni al miglior offerente.


Prat

Il sudario del Partito Democratico

San_Walter_Veltroni2Il Partito Democratico ,si era compreso,è partito molto male !


Infatti anche i suoi fautori si sono accorti che il nome scelto è profondamente sbagliato.


Non ha la fisionomia di un partito e di democrazia non si avverte neanche l'ombra.


La corsa alla leadership corredata di eventuali primarie è il secondo grande tarocco da perpretare ai danni del popolo della sinistra riformista.Il primo tarocco fu propinato loro nelle famose ,libere,gioiose primarie che incoronarono il Morto-della come capo di una coalizione ,senza che questo sciagurato avesse un partito alle spalle.


Ora il "pacco" presenta un carattero degno dell'autolesionismo.tutti ne parlano ma nessuno ci crede. Le virtù taumaturgiche di Santo Walter non faranno il miracolo ma intanto già fanno ridere .Come un cioccolatino cinese lui sparge la sua saggezza afro-americana-orientale-romana e sancisce


:-Sono per il referendum ma non firmo ! La Sua Sostanza immanente gli consente di materializzare figure retoriche che fanno impallidire persino quelle famose ,quanto penose "Convergenze Parallelle"di catto-comunista memoria .


Si accorgerà presto che anche lui è un uomo solo ,buono per opporsi a Berlusconi e tentare una nuova improbabile vittoria .Un uomo da mandare in Africa appena inizieranno ,vincenti o perdenti le elezioni ,i regolamenti di conti interni a quel carozzone del PD e i regolamenti di conti con la Sinistra a sinistra del Polpettone Diabolico ( una sinistra fondamentalista sempre indispensabile per la riuscita elettorale).


Ma per il momento il Santo ,il vero Simon Templar di Roma,il nostro Walter deve avere la corsia libera e così hanno sgombrato la strada della candidatura unica all leadership.Hanno smaltito quel rifiuto tossico di Bersani.Il poveretto ,con la sua aria bonaria da pasta fresca e ragù ,è stato costretto a lasciare la corsa al Principe De Roma .Non gli sono bastate le famose lenzuolate che ormai somigliano sempre di più ad un sudario .


C'è proprio da piangere per il popolo delle primarie ( sempre che esso sia mai esistito ).


Prat

Life Earth:grande musica per grande bufala

Alla musica il compito di veicolare messaggi per la sopravvivenza del genere umano ? Quanti danari alla fine saranno raccolti per finanziare studi e consulenze che non porteranno altro che irrealizzabili quanto dannosi modelli di sviluppo.Una cossale,globale bufala stile Pecoraro Scanio si abbatte proprio sul Terzo mondo che invece ha bisogno di energia al più basso costo possibile .Ridicolo vedere quell'omone di Gore ,travestito da no global,che si esibisce nelle sue visioni apocalittiche .Esse serviranno a ricostituire il potere che le sue lobbies gli avevano sottratto dopo la trombatura delle elezioni.


Prat






live_earthCi fu un tempo in cui l’umanità ridusse enormemente le emissioni di CO2, il colpevole dell’effetto-serra, e dunque del riscaldamento globale: fu nella grande Depressione del ‘29.

Nel 1928, il biossido di carbonio (CO2) prodotto dalle industrie nel mondo ammontò a 1,1 miliardi di tonnellate.

Nel 1929, salì ancora a 1,7 milioni.

Poi, il crollo di Wall Street, e la grande depressione cominciò.

Nel 1932, l’emissione di CO2 dovuta alle industrie umane era crollata a 0,88 miliardi di tonnellate.

Un calo del 30%.

Poi la curva ricominciò a salire, lentamente e in modo continuo, nel 1939 era a 0,90 miliardi di tonnellate.

La ripresa tuttavia fu lentissima.

Solo con la guerra e la ricostruzione del dopoguerra, verso il 1945-50, si tornò ai valori antecedenti al 1029.

Il 30% in meno di emissioni di CO2: è un calo enorme, molto maggiore di ciò che si possa sperare di raggiungere con le norme che gli ecologisti vorrebbero imporre al mondo, come i «crediti» sulle emissioni di carbonio (volute dalla convenzione di Kyoto: i Paesi che emettono troppo possono «comprare» crediti da Paesi che emettono poco).

Molto più di quello che vorrebbe l’ecologista politico Al Gore.

Molto più di quanto chiede, esige, l’ONU, o l’Inter-Governmental Panel on Climate Ch’ange.

Un calo del 30%.

Dietro questa percentuale c’è la tragica paralisi della produzione e dei commerci industriali, la spaventosa riduzione dei consumi in Europa e in America.

Ci sono le fabbriche chiuse, le decine di milioni di disoccupati, i tempi durissimi per la massima parte della popolazione del pianeta.

Il decennio (1929-39) del tirare la cinghia, il più duro per una generazione che non avrebbe visto la luce alla fine del tunnel, se non sotto forma della seconda guerra mondiale - l’altra tragedia immane, la grande consumatrice di prodotti industriali e di vite umane - nei cinque anni seguenti.

Ma almeno, il CO2 prodotto dall’uomo bruciando carbone e petrolio calò.

L’aria sarà stata più pulita.

I cieli più sereni.

Il mutamento climatico da effetto-serra (di cui sicuramente il CO2 è responsabile) sarà stato bloccato.

Invece no, non fu così.




La concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre, espressa in parti per milione (ppm) non fece che salire.

Lentamente, di poco, ma inesorabilmente.

Nel 1928 era a 306 ppm.

Nel 1929, era 306.

Nel 1932, a 307.

E così via salendo, a piccolissimi ma inesorabili passi, fino al nostro oggi, dove siamo a 380 parti per milione.

Gli strumenti che controllano la concentrazione del gas-serra nell’aria a Mauna Loa (Hawaii) dal 1958, e i controlli sulle bolle d’aria intrappolate nei carotaggi estratti dai poli, mostrano sì variazioni, ma dovute alla natura: per esempio, tra l’estate e l’inverno la concentrazione può variare anche di 5 ppm, a causa del ciclo della fotosintesi delle foglie.

Ma la caduta verticale della produzione industriale dei primi anni ‘30 non ha causato nemmeno un calo di 1 ppm.

Immaginiamo di sovrapporre i due grafici relativi: quello delle emissioni industriali sale, scende a precipizio nel 1930/31, poi risale.

Quello della concentrazione di CO2 atmosferico sale lentamente ma senza mai scendere, e specialmente non scende quando scende l’altro.

A sovrapporre i due grafici è stato il professor Martin Hertzberg già nel 2001. (1)

Oggi Hertzberg è in pensione, ma è stato meteorologo per la US Navy; chimico e fisico laureato a Stanford, si è occupato per tutta la vita di combustioni esplosive, diventando il massimo esperto mondiale nell’accurata misurazione delle particelle sub-microscopiche nell’atmosfera (ha due brevetti in apparecchi di misurazione all’infrarosso).

Hertzberg non si è esposto come scettico della teoria sulla causa industriale del «global warming», ma ha tratto le semplici conclusioni dalla sovrapposizione dei due grafici.

Sì, la concentrazione di CO2 è cresciuta del 21% nel corso del secolo appena passato.

La temperatura terrestre è aumentata, anche se molto meno: mezzo grado centigrado tra il 1880 e il 1980, e da allora sale più rapidamente, più nelle regioni polari che altrove.

Ma, si domanda Hertzberg, è il CO2 a 380 ppm per milione a trattenere il 94% della radiazione solare assorbita nell’atmosfera?

Egli nota che il vapore acqueo è un assorbitore di calore altrettanto potente, e può essere presente nell’aria in percentuali fino al 2%, equivalenti a 20 mila parti per milione (ppm).

L’acqua, dunque?




L’acqua, onnipresente sulla Terra: oceani, nubi, ghiacci, nevi, vapore.

Una presenza enormemente più evidente del biossido di carbonio.

Eppure, i modelli elaborati dalla «scienza» del global warming non ne tengono conto.

L’attuale concentrazione di CO2 si ebbe anche nell’Eocene, 20 milioni anni prima della rivoluzione industriale: allora il biossido di carbonio salì a 300-400 ppm.

Che cosa causò, a quei tempi, l’effetto-serra?

Milutin Milankovitch, serbo, uno dei fondatori dell’astrofisica, studiò in ogni particolare, tra il 1915 e il 1940, tutte le possibili variabili all’opera nelle ere glaciali e post-glaciali.

Egli spiegò il ciclo dei riscaldamenti e raffreddamenti planetari con le variazioni dell’esposizione della Terra al Sole, dovute all’orbita ellittica, e alle variazioni di inclinazione (oscillazioni) dell’asse terrestre.

Egli ritenne che questa - la maggiore o minore irradiazione solare - fosse la causa primaria delle rilevanti variazioni di temperatura media tra glaciazioni e disgeli.

Hertzberg inclina alla stessa conclusione: oggi ci troviamo nella coda d’uscita dell’ultima era glaciale.

L’acqua copre oltre il 70% della superficie del pianeta.

E negli oceani, intrappolato in forma di carbonati, giace una quantità di CO2 almeno cento volte superiore a quello atmosferico.

Mentre avanza l’era post-glaciale gli oceani, riscaldati, emettono gas carbonico, proprio come una bibita gassata estratta dal frigorifero, che svapora mentre raggiunge la temperatura ambiente.

«E’ il riscaldamento degli oceani che provoca l’aumento del CO2 nell’atmosfera, non il contrario», sostiene perciò Hertzberg.

Difatti, recenti studi mostrano che negli scorsi milioni di anni l’aumento del CO2 nell’aria ha fatto seguito al riscaldamento climatico, con un ritardo fra gli 800 e i 2.600 anni.

Se Hertzberg ha ragione, allora tutte le misure invocate dall’ecologismo per ridurre le emissioni industriali non hanno senso alcuno.

In particolare, non ne ha il cervellotico meccanismo dei «crediti di emissione» pensato a Kyoto, questa compra-vendita di diritti di inquinare che vuole introdurre un incentivo di «mercato» alla decrescita produttiva.

Un’escogitazione ideologica - del liberismo - a soccorso dell’ideologia dell’ambientalismo malthusiano, che vede nella popolazione umana un «eccesso» e una malattia.




Il liberismo globale e l’ecologismo uniti a creare complessi di colpa a un’umanità che ha dimenticato il senso del peccato, ma non l’oscuro rimorso.

Il commercio dei «crediti d’emissione» equivale, dice Alexander Cockburn, alla «vendita delle indulgenze» del Papato di sei secoli fa: il peccatore poteva, con un esborso, comprarsi il purgatorio anziché l’inferno.

Lo stesso meccanismo di indulgenze viene offerto oggi dalla religione del liberismo ecologico, ma stavolta su basi ovviamente tecnocratiche.

Proprio vero quel che diceva Chesterton: l’uomo miscredente è quello che crede a qualunque cosa.

Invece, se Hertzberg ha ragione, a comprare «diritti» a man bassa dovrebbe essere Poseidon, il dio del mare.

Lui il vero colpevole.



Maurizio Blondet






Note

1) Alexander Cocburn, «Is global warming a sin?», Counterpunch, 29 aprile 2007.

lunedì 9 luglio 2007

I miti fondatori della società multirazziale



di Raffaele Ragni (Rinascita, marzo 2007)

Tra i miti fondatori della società multirazziale il più noto è quello del melting pot. L’espressione significa letteralmente pentola di fusione ed è usato nel linguaggio comune, oltreché nella storiografia americana, per indicare quel processo di mescolanza tra razze e culture diverse che dovrebbe far nascere un nuovo tipo umano. L’immagine serve a descrivere il fenomeno che in parte è avvenuto negli Usa, ma soprattutto a prescrivere ciò che, in linea di principio dovrebbe avvenire, sia negli Usa che nel mondo. E’ dunque un termine al tempo stesso descrittivo e prescrittivo, che richiama un aspetto della storia americana e caratterizza uno dei modelli sociali più funzionali al sistema mondialista.
La sua origine è nel titolo di un opera teatrale - appunto The Melting Pot - scritta da Israel Zangwill nel 1909 e rappresentata con grande successo nelle principali città americane. A New York tenne addirittura il cartellone per 136 rappresentazioni. In essa veniva drammatizzata, e resa accessibile ad un vasto pubblico, una situazione che riguardava milioni di immigrati. Il protagonista è un giovane immigrato ebreo di nome David, fermamente convinto che, giunto in America, l’immigrato debba rinunciare al suo passato. La sua famiglia è stata massacrata in un progrom antisemita in Russia ed egli, che è un musicista, sta componendo una grandiosa sinfonia che dovrà esprimere musicalmente l’idea di un’armoniosa convivenza tra sradicati di origine diversa.

Il giovane musicista ebreo s’innamora di Vera, un’assistente sociale anche lei di origine russa ma di religione cattolica. Tale diversità non costituisce un ostacolo al loro amore finché David non scopre che il padre di Vera è l’ufficiale russo che fece massacrare la sua famiglia. Dapprima la lascia ma poi, visto il successo della sua sinfonia, decide di tornare da lei. L’opera termina con David e Vera felicemente abbracciati che inneggiano alla mescolanza razziale mirando in lontananza la statua della libertà illuminata dal sole al tramonto.

Nei dialoghi il giovane David usa ripetutamente l’espressione melting pot riferendosi all’America come “crogiuolo di Dio, la grande pentola di fusione dove tutte le razze d’Europa si fondono e si riformano”. Afferma inoltre che “il vero americano, la fusione di tutte le razze, il futuro superuomo” non ha fatto ancora la sua comparsa, ma si trova ancora informe nell’impasto della grande pentola che frattanto bolle assiduamente per volere di Dio, il grande alchimista. Da questa mescolanza, dovrebbe nascere un nuovo popolo eletto, appunto gli Americani, che avrebbero instaurato, dovunque nel mondo, “la futura repubblica dell’uomo”.

Israel Zangwill ha il merito di aver inventato il termine melting pot nel 1909, ma l’idea che l’identità americana nascesse dalla mescolanza etnica era stata già espressa nel 1782 da un immigrato francese - un certo Hector St.John de Crévecour, autore del libro Letters from an american farmer - secondo cui individui di tutte le nazioni, melted sul suolo americano fino a formare una nuova razza umana, avrebbero imposto in tutto il mondo una nuova civiltà. Per Zangwil i matrimoni misti sono di fondamentale importanza. Invece per de Crévecour basta l’influsso dell’ambiente, la convivenza di razze diverse su di un’unica terra. A caratterizzare l’americano non sarebbero quindi il meticciato biologico o il sincretismo religioso, ma un sistema di valori ed uno stile di vita peculiari.

Un altro mito fondatore della società multirazziale, più realistico del melting pot, è quello della
salad bowl. L’espressione significa letteralmente scodella dell’insalata ed è usato per affermare il diritto di ogni immigrato di conservare la sua identità culturale e religiosa, anche se in contrasto con quella prevalente nella nazione ospite. Come le diverse verdure mischiate in un’insalatiera non perdono il loro sapore originario anche se vengono condite tutte allo stesso modo, così gli immigrati non devono farsi assimilare dalla cultura e dalla religione dei nativi anche se tutti sono governati da unico ordinamento giuridico.
L’immagine, alquanto recente, della salad bowl richiama il concetto di cultural pluralism definito fin dal 1924 da un immigrato tedesco - un certo Horace M.Kallen, autore di una raccolta di saggi intitolata Culture and democracy in the United States - secondo cui ogni immigrato deve conservare le usanze del suo Paese di origine donandole alla collettività d’approdo nella sua integrità, senza dissolverle nel grande calderone americano. Questo sarebbe l’unico modo di prevenire la totale alienazione dell’individuo in un società sempre più industrializzata e conformista.

Più che una critica all’idea di Zangwill, quella di Kallen è una presa d’atto, estremamente realistica, dell’impossibilità di instaurare in tempi brevi una società multirazziale fondata sul meticciato ed il sincretismo religioso.
Malgrado possano sembrare alternativi, i due modelli sono complementari. La salad bowl prepara il melting pot, ma senza collocarsi in successione temporale. Ciò significa che la società multirazziale si ispira all’utopia della mescolanza, ma si realizza nell’immediato conservando la differenziazione. Entrambi i modelli presuppongono la disintegrazione del legame di ogni uomo con la sua terra. L’immigrato deve rinunciarvi, il nativo deve cederla. Ma la salad bowl, ed è questo il vantaggio per gli equilibri del sistema mondialista, consente al migrante sradicato di sentirsi tale fino al momento in cui non senta più il bisogno di radicamento.
Dal punto di vista dei nativi - cioè del popolo che è posto di fronte all’alternativa se accogliere o respingere gli immigrati, in tutto o in parte - l’erosione dei contenuti e del sentimento della propria identità nazionale avviene comunque, qualunque modello si applichi. La perdita d’identità appare irreversibile più secondo l’idea del pluralismo - che ghettizza identità castrate ed esclude a priori ogni ipotesi di assimilazione culturale degli allogeni - invece che secondo l’idea della mescolanza - che consente sempre l’integrazione con popoli della stessa religione e dello stesso ceppo razziale, anche se di diversa cultura ed etnia.
In generale, le differenze che creano maggiori conflittualità sono quelle religiose, soprattutto se gli immigrati si comportano da integralisti perpetrando usanze disumane (es. l’infibulazione) o praticando riti satanici (es. il woodoo).
Nella realtà concreta i due miti fondatori della società multirazziale - il melting pot e la salad bowl - agiscono entrambi sull’immaginario collettivo consolidando l’idea che le identità nazionali sono destinate a dissolversi, che non c’è alternativa alla globalizzazione, che un unico governo mondiale finirà per dominare un’umanità omologata da valori cosmopoliti. I due modelli sociali, per nulla alternativi l’uno all’altro, si integrano perfettamente. Il folklore sopravvive nei ghetti ed il sincretismo religioso genera un ateismo pratico.
Ma la realtà dell’immigrazione non è quella teorizzata dagli apologeti della società multirazziale. Ciò vale sia per i migranti che per i nativi. E’ un dramma, sia nostro che loro.
Il fenomeno tuttavia serve agli equilibri del sistema mondialista. Innanzitutto consente ai governi del Terzo mondo di espellere masse di impoveriti in modo da ridurre la spesa sociale in conformità alle politiche di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. In secondo luogo consente alla classe imprenditoriale dei Paesi di approdo di contenere il costo del lavoro, giacché aumenta la massa di proletari disposti a farsi assumere per pochi soldi pur di sopravvivere. Infine consente alle multinazionali del largo consumo di trovare dovunque nel mondo le stesse tipologie di potenziali acquirenti ed offre ai globalisti l’opportunità di affermare che la mondializzazione dell’economia è un fenomeno inarrestabile.

mercoledì 4 luglio 2007

Troppi visi "pallidi" a Corby

Pubblicato in Fatti d'Europa il 05/03/2007

Dall'Inghilterra, precisamente da Corby, un paese del Northamptonshire, proviene uno sbalorditivo caso di razzismo nei confronti della popolazione autoctona, tacciata di essere troppo bianca e troppo britannica.
Il Prison Service, l'organizzazione che coordina e gestisce le prigioni in Inghilterra e nel Galles, ha deciso di trasferire 80 posti di lavoro d'ufficio a Leicester in virtù della sua maggiore diversità multietnica. Così a Corby, uno dei paesi economicamente più depressi del Regno Unito, già colpito dalla chiusura delle sue acciaierie e dalla razionalizzazione del lavoro presso la Golden Wonder (industria che produce patatine), e in cui i salari sono i più bassi di tutta la contea, 80 persone dovranno arrangiarsi con il sussidio di disoccupazione solo per essere del colore "sbagliato".

Il candidato conservatore alle elezioni generali del paese ha scritto al Prison Service per chiedere spiegazioni. Nella lettera di risposta, la direttrice finanziaria Ann Beasley (nella foto in alto), una delle impiegate statali più altolocate del Ministero dell'Interno, alla voce "fattori chiave influenti" afferma:

"La nostra capacità di attrarre una forza lavoro più diversificata - il 93,7 per cento della popolazione di Corby è costituito da bianchi britannici, contro il 59,6 per cento di Leicester".


La signora Beasley, non soddisfatta di aver dato sufficiente prova del suo vergognoso disprezzo per i residenti di Corby, ha inoltre insinuato che costoro sarebbero troppo stupidi per poter accedere agli impieghi oggetto della suesposta delocalizzazione, dichiarando che a Corby solo il 9% della popolazione avrebbe i requisiti di laurea, mentre a Leicester questa percentuale salirebbe al 17%. Ad una prima discriminazione razziale, se ne aggiunge dunque un'altra, falsa e pretestuosa, che avrebbe la presunzione di trovare la propria legittimazione in un titolo di studio non determinante o comunque poco influente ai fini dello svolgimento di quei lavori, consistenti soprattutto in mansioni impiegatizie per l'acquisto di attrezzatura utile alla struttura penitenziaria.



Fonti:
dailymail.co.uk (notizie)
dailymail.co.uk (rubrica di Richard Littlejohn)

o in alternativa

Novopress.info United Kingdom

domenica 1 luglio 2007

L'infame linciaggio di Guy Lefèvre



Pubblicato in Fatti d'Europa il 02/03/2007

La vicenda


Guy Lefèvre (nella foto) è uno stimato salumiere che vive con la famiglia a Margny Lès Compiègne (Oise, Francia). Nel gennaio del 2005 pubblica un'inserzione presso l'ANPE (Agenzia Nazionale Per l'Impiego) per trovare un commesso da impiegare nella sua attività. Verso la metà del mese Lefèvre trova da solo, attraverso conoscenze personali, una ragazza che avrebbe poi assunto per un periodo di prova a partire dalle h. 9,30 del 18 gennaio.

Alle h. 7,30 circa del 18 gennaio un ragazzo di origine africana, Gadio Ibrahima, si presenta alla salumeria per chiedere il lavoro, ma Lefèvre lo informa che il posto è già stato assegnato, senza aggiungere altro.

In quella stessa mattinata un operatore dell'ANPE telefona alla moglie del signor Lefèvre parlando di una presunta discriminazione nell'assunzione e del conseguente rischio di un'azione giudiziaria nei confronti del marito.

A maggio (quindi ben 5 mesi più tardi) Gadio Ibrahima denuncia Guy Lefèvre e l'associazione antirazzista SOS Racisme non perde l'occasione per dichiararsi parte civile. Il processo inizia il 6 dicembre 2005 (poco dopo le note rivolte urbane di novembre, particolare da non trascurare).


Intanto il "politicamente corretto" compie una campagna denigratoria che è abituale in casi del genere, dipingendo Lefèvre come l'archetipo del bianco medio-borghese razzista e xenofobo.


Il 17 gennaio 2006 viene pronunciata una pesante sentenza di condanna: il salumiere deve pagare 4.000 € di danni e interessi al ragazzo africano, 500 € di ammenda, 1 € simbolico per SOS Racisme e scontare 2 mesi di prigione col beneficio della condizionale.


Il 25 gennaio Lefèvre ricorre in appello e così l'affare viene sottoposto al giudizio della Corte d'Appello di Amiens.


L'aggressione


Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 2006 Guy Lefèvre uscendo di casa viene brutalmente aggredito da 5 individui (tre maggiorenni e due minorenni), che lo picchiano fino a fargli perdere conoscenza. L'uomo deve essere trasportato d'urgenza al pronto soccorso di Compiègne.


L'inchiesta aperta a seguito di questo pestaggio, oltre ad aver portato a delle pene irrisorie per i tre maggiorenni (soltanto 5 e 10 mesi di prigione), non ha messo in evidenza alcun legame tra la condanna per discriminazione di Lefèvre e l'aggressione da lui subita. Eppure, come ha indicato l'avvocato del commerciante, il dubbio sussiste. Gli aggressori appartengono alla comunità della "gente del viaggio", la quale frequentemente si presenta come vittima di discriminazioni.
Vivevano in una roulotte situata in prossimità di casa Lefèvre e non potevano certo ignorare la vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolto il loro vicino, la cui immagine era stata "diligentemente" infangata dai giornali locali.


Un altro segno di ostilità


Nella giornata del 29 aprile 2006 Guy Lefèvre si accorge che sul cofano della sua autovettura, parcheggiata di fronte al suo negozio, era stata incisa con un profondo graffio una croce uncinata, una svastica, il cui significato è di facile interpretazione considerando il clima di caccia alle streghe creato dalla falsa informazione.


La rivoltante decisione in appello


Il 17 gennaio 2007 la Corte d'Appello ha invalidato la precedente condanna ma ha confermato la colpevolezza di "rifiuto di assunzione in ragione dell'origine vera o supposta del postulante". Pertanto il "salumiere di Margny Lès Compiègne" è stato condannato a 2.000 € di ammenda, 2.000 € di danni e interessi da versare al senegalese maomettano Gadio Ibrahima (che dopo due anni ancora cerca lavoro) e 500 € per le spese processuali sostenute dalla "magnifica" accoppiata Ibrahima-SOS Racisme.


Una triste storia piuttosto esemplificativa della corruzione di certa magistratura europea, sempre pronta ad eseguire le direttive del Sistema-Regime.


Fonte:
justicepourguylefevre.hautetfort.com