Il simbolo elettorale del Partito Democratico-Veltroni
Il simbolo elettorale del Partito Democratico-Veltroni : abbiamo incaricato la bravissima e fantasiosissima BrujaLoca di confezionarci un simbolo del nuovo partito democratico.un simbolo che bene rappresentasse la rivoluzione culturale apportata dal genio di Walter Veltroni.Bruja Loca ha colto nel segno!
Walter Veltroni
di FEDERICO GEREMICCA *
Non occorrono acrobazie dialettiche particolari per spiegare perché Walter Veltroni appaia, al momento, come il leader naturale del futuro Partito democratico. Se non bastasse il responso dei sondaggi o le presunte «investiture», una semplice constatazione può tagliare la testa al toro: Veltroni è già - e da anni - il Partito democratico. Nell'immaginario del «popolo dell'Ulivo» lo è assai più di qualunque altro leader. Lo è da quando dichiarò prima di altri la propria estraneità al comunismo; e lo è diventato a maggior ragione per affermazioni del tipo «quando ci sono le elezioni io vado a guardare prima il risultato ottenuto dall'Ulivo e poi quello del mio partito». E proprio lui sembra l'unico in grado di far scoccare la scintilla capace di trasformare la nascita del Pd da una «fusione fredda» a qualcosa che assomigli all?affascinante sogno di una «nuova frontiera».
Quali i limiti? Praticamente nessuno. O meglio: agli occhi di alcuni, un aspetto che, paradossalmente, appare l'elemento di maggior forza di una leadership targata Veltroni. Lo si potrebbe definire così: una eccessiva eterogeneità di riferimenti politici e culturali. Si va dai fratelli Rosselli alla Coca-Cola, passando per l'Africa, Clinton e un pò di riformismi europei. Quasi tutto e il contrario di tutto, insomma. Il che non garantirebbe identità e profilo definiti al nascente partito. Un limite, certo. Ma anche uno straordinario punto di forza, considerato che nella galleria degli avi del Pd c'è chi vorrebbe, fianco a fianco, Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer...
Non occorrono acrobazie dialettiche particolari per spiegare perché Walter Veltroni appaia, al momento, come il leader naturale del futuro Partito democratico. Se non bastasse il responso dei sondaggi o le presunte «investiture», una semplice constatazione può tagliare la testa al toro: Veltroni è già - e da anni - il Partito democratico. Nell'immaginario del «popolo dell'Ulivo» lo è assai più di qualunque altro leader. Lo è da quando dichiarò prima di altri la propria estraneità al comunismo; e lo è diventato a maggior ragione per affermazioni del tipo «quando ci sono le elezioni io vado a guardare prima il risultato ottenuto dall'Ulivo e poi quello del mio partito». E proprio lui sembra l'unico in grado di far scoccare la scintilla capace di trasformare la nascita del Pd da una «fusione fredda» a qualcosa che assomigli all?affascinante sogno di una «nuova frontiera».
Quali i limiti? Praticamente nessuno. O meglio: agli occhi di alcuni, un aspetto che, paradossalmente, appare l'elemento di maggior forza di una leadership targata Veltroni. Lo si potrebbe definire così: una eccessiva eterogeneità di riferimenti politici e culturali. Si va dai fratelli Rosselli alla Coca-Cola, passando per l'Africa, Clinton e un pò di riformismi europei. Quasi tutto e il contrario di tutto, insomma. Il che non garantirebbe identità e profilo definiti al nascente partito. Un limite, certo. Ma anche uno straordinario punto di forza, considerato che nella galleria degli avi del Pd c'è chi vorrebbe, fianco a fianco, Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer...
* Federico Geremicca ,giornalista della Stampa di Torino,penultimo rampollo di una grande ( numerosa)famiglia napoletana targata PCI-CGIL,affondata da Totonno Bassolino nel suo rinnovamento rinascimentale e spazzaturiero
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