lunedì 6 agosto 2007

Solo l'armatore della nave si salverà

Dal quaderno n° 2 di Polaris L'immigrazione, a cura di Francesco Amato, Pietro Battistella, Francesco Boco, Paolo Caioli, Maria Teresa Ferazzoli, Andrea Forti, Vincenzo Pino, Augusto Ricci, Adriano Scianca - coordinatore: Gabriele Adinolfi (pp. 9-11).

Le cause dell'immigrazione


In che misura è corretto il concetto ricorrente dell'immigrato vittima della nostra opulenza e della nostra cultura che viene da noi per ottenere una compensazione, un po' come una Nemesi che ci presenta il conto?

A spingere gli immigrati verso nord (o verso ovest) sono almeno tre cause.

La fame e la devastazione in casa loro; il mito dell'Eldorado; gli interessi delle organizzazioni di sistema a far prosperare il traffico di uomini.

Questo significa che noi siamo sì responsabili, ma come sistema, come grado evolutivo di sistema, non come civiltà e neppure per nostre particolari colpe storiche.

Un dato per tutti: a metà degli anni Sessanta, ovvero agli albori della cosiddetta "decolonizzazione" l'Africa sopperiva al suo fabbisogno alimentare per il 98%, ora è alla fame. Non è stato il colonialismo ad affamarla, bensì la decolonizzazione. Il che, a scanso di equivoci e prevenendo battute grossolane, non dipende dal fatto che le dirigenze africane sono inette (ché non si sa quante dirigenze europee siano meno corrotte e indolenti di quelle) bensì che la "decolonizzazione" altro non è stata se non una nuova e incontrastata colonizzazione da parte delle Multinazionali che, trasformando radicalmente le colture secondo la loro impietosa logica di produttivismo specialistico e standardizzato, hanno condannato l'Africa alla fame.

Più blanda ma non di certo sostanzialmente diversa è stata la politica applicata ad est, nel blocco post/comunista.

In Africa le Multinazionali hanno potuto imporre la loro svolta di sfruttamento intensivo facendosi forti delle milizie tribali, all'est della mafia e dei neocapitalisti provenienti dalla nomenklatura di partito.
Una ragione per sfuggire all'inferno e giungere in questo Eldorado le masse di nuovi schiavi l'hanno; lì, fino a tanto che non si modificherà il quadro, sono condannati. Qui però l'Eldorado è dopato e non sembra assolutamente in grado di perdurare.

E' evidente che il problema morale che si pone è delicato: chiudere le porte a chi sfugge la desolazione è drammatico; ma è drammatica anche la politica d'accoglienza così come viene concepita ed eseguita; lo è sia in sé, come vedremo, sia perché a furia di appesantire il carico la nave inizia ad affondare, e annegare tutti non è mai stata una buona soluzione.

In particolare quando si sa che l'unico a salvarsi, contrariamente a ogni codice, sarà il comandante della nave, anzi il suo armatore...


L'immigrazione
(Polaris), pp. 9-11

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